La fiera delle vanità multimediali

Chi non c’è non ci sarà: ovvero come non mancare all’appuntamento col futuro. Con questo slogan si è aperta la seconda edizione del Futurshow, grande fiera delle multimedialità e tecnologie allestita al quartiere fieristico di Bologna dal 9 al 13 aprile. Il successo dello scorso anno ha spinto gli organizzatori a riproporre la manifestazione, puntando sulla presentazione delle principali novità dell’informatica, del multimediale, della grafica, del design, della fotografia.

Non si tratta però di un supermaket cybernetico (180 gli stand) in cui le più note multinazionali del settore presentano i loro ultimi (o penultimi) prodotti rivoluzionari. Il Salone del Multimediale è una vera e propria kermesse che tenta di avvicinare anche i non addetti ai lavori alle potenzialità dell’universo digitale. Videogiochi e Cd rom sempre più veloci e coinvolgenti, siti Internet allettanti e piccanti: questi sono state, almeno nella giornata di inaugurazione, le grandi attrazioni per il pubblico under 21, gli utenti del domani.

Altrettanto mirato e felice risulta l’allestimento della sezione Pianeta musica, un viaggio reale-virtuale in sei tappe e con supporti audio-video che permette di esplorare il genere musicale preferito. Anche le vere enciclopedie multimediali hanno riscosso un discreto successo presso i giovani frequentatori del Futurshow. Un successo che si accende davanti a home-page di squisita grafica, per scemare però subito dopo i primi link. E dire che alcuni prodotti sono di ottimo livello. Come per esempio la recentissima opera multimediale di Umberto Eco “Il Settecento”, presentata in anteprima qui alla fiera.

Il dubbio è che sia solo l’intrattenimento puro a catalizzare l’interesse di chi si avvicina alla multimedialità. Il padiglione del Museo di Archeologia Informatica, per fare un esempio, non ha certo registrato il tutto esaurito. Eppure espone in anteprima mondiale una collezione di calcolatori del Museo Nazionale degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa. In questo luogo della memoria informatica è anche possibile ammirare delle rarità: come la Cep, ossia il primo calcolatore elettronico scientifico progettato e costruito in Italia nella metà degli anni Cinquanta, o come il primo calcolatore analogico costruito da Galileo nel 1600, o ancora come le macchine sommatrici e moltiplicatrici di Pascal, Leibnitz, Bollè e Babbage. Infine, non manca l’antenato del Pc, il cosidetto Programma 101, il primo Personal Computer realizzato dall’Olivetti.

Forse è troppa la carne al fuoco. O forse è il passato, scientifico, artistico o informatico che sia, a suscitare pochi entusiasmi. Affascinano molto di più novità come il programma che consente di impartire ordini a voce al computer, la Tv digitale, il chip che permetterà di guardare film registrati su videodisco, il modem che funziona come una segreteria telefonica, fino alla macchina multifunzionale (computer, radio, televisione, telefono, video). Insomma, le nostalgie non si addicono al cyberpopolo.

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