Le scomode verità di Internet

Un disastro aereo che è costato la vita a 230 persone e che ha suscitato un’ondata di emozioni nell’opinione pubblica. Un disastro le cui cause rimangono ancora avvolte in un alone di mistero, in cui varie versioni ufficiali e ufficiose si inseguono, lasciando intravvedere più di qualche segnale di un tentativo di copertura da parte delle autorità. Questi gli ingredienti che hanno innescato, negli Stati Uniti, uno dei più accesi e seguiti dibattiti in rete, con un newsgroup e diversi siti che si occupano esclusivamente del caso: l’esplosione al largo di Long Island l’estate scorsa del Jumbo Twa 800, su cui Galileo ha pubblicato un approfondito articolo. Un dibattito che ha finito con rendere Internet la fonte primaria di informazioni sull’incidente. Chiunque cerchi notizie aggiornate, commenti, analisi, nuove ipotesi sull’incidente le trova prima di tutto in rete. E la rete è divenuta il punto di riferimento anche per la stampa e i network televisivi, inclusa la potentissima Cnn.

Ma come si è avviato questo tam-tam telematico che ha rotto il monopolio dei mezzi di informazione tradizionali e ha permesso di mettere in luce anche gli aspetti più imbarazzanti del caso Twa 800? “Internet è la vera democrazia globale”, risponde Michael Rivero che gestisce uno dei siti più documentati e gettonati sull’incidente, “chiunque può diventare editore e dire la sua. E chiunque è immediatamente soggetto alle smentite e alle critiche degli altri utenti. Nessun autore che pubblichi anche su una rivista scientifica subisce una valutazione tanto severa quanto quella di chi pubblica in rete: tutti possono leggere e chi ha informazioni migliori o più aggiornate può inviare rettifiche e correzioni. Le bugie e le mezze verità non sopravvivono a lungo sulla rete”.

Una storia curiosa quella di Rivero che, per mestiere, si occupa di effetti speciali per il cinema, ma che è anche uno dei pionieri della rete. “Navigo dai giorni in cui Internet si ciamava ancora Arpanet, ma ho cominciato a occuparmi di casi politici solo tre anni fa, con la morte di Vincent Foster”. Secondo la versione ufficiale, Foster, consigliere della Casa Bianca e amico personale di Bill e Hillary Clinton, si suicidò. “Data la mia lunga esperienza nel cinema, quando vidi la foto che gli investigatori fornirono alla stampa per illustrare il suicidio di Foster mi resi conto che era stata preparata ad arte e ciò sollevava la possibilità che si trattasse invece di un omicidio”. Rivero decise di pubblicare le sue opinioni sul suo sito web personale. “Ho solo esercitato il mio diritto di cittadino a esprimere le mie opinioni liberamente, ma l’iniziativa ha portato ad alcune “conseguenze” su cui preferisco sorvolare. Quando è esploso il Twa 800, la rete è stata immediatamente innondata di messaggi che sostenevano l’ipotesi di una attacco missilistico di terroristi. Oltre all’enorme numero di messaggi, fatto curioso di per sé, mi insospettì che molti di coloro che sostenevano l’ipotesi del missile terrorista erano gli stessi che si erano scatenati contro le mie conclusioni sulla morte di Foster. Una coincidenza che rivela come queste campagne siano in realtà coordinate e organizzate. Il tentativo di influenzare e controllare anche le opinioni che circolano su Internet mi ha allarmato. Ecco perché ho iniziato a raccogliere dati sul Twa 800 e a occuparmi dell’incidente. Concludendo che l’aereo è stato abbattuto per errore, durante un’esercitazione militare, da un missile privo di testata esplosiva”.

Ma Rivero non è l’unico ad aver subito “conseguenze” per quanto ha pubblicato su Internet. John Barry Smith ha iniziato a occuparsi di incidenti aerei nel 1967, dopo che si è lanciato da un jet in avaria ed è sopravvissuto. Ora gestisce un sito ricchissimo, con oltre 100 megabyte di dati – se fosse stampato occuperebbe quasi 1000 pagine – che gli costa quasi 100 dollari al mese. Anche lui sostiene una tesi “non ufficiale” e l’ha scritta sul suo sito web: che il disastro del Twa 800, e almeno altri 3 che hanno coinvolto i Boeing 747 negli ultimi anni, sia stata causata dal difetto in un portellone di carico. “Le autorità hanno mandato due agenti federali che sono arrivati a casa mia senza preavviso e armati, facendo un sacco di domande. Ciò vuol dire che la teoria del portellone di carico è una teoria interessante. E il fatto che io abbia potuto pubblicarla e sostenerla su Internet è un fatto molto interessante”.

Imbavagliare Internet, insomma, è più difficile e vi si possono sostenere tesi e opinioni che stenterebbero a trovare spazio sui media tradizionali. Ma è possibile che sull’onda del caso Twa 800 il fenomeno si ripeta per altri eventi? “Certamente”, afferma Barry Smith, “per esempio in questo momento ci sono medici che studiano le origini di alcune malattie sfruttando anche il potere di informazione della rete. Ma vengono ignorati, perché sostengono tesi diverse da quelle accettate dagli altri media. Anche la televisione, all’inizio della sua storia negli anni ‘40 e ‘50, veniva ignorata. Sono stati i dibattiti elettorali tra Nixon e Kennedy a darle infine forza e credibilità. Per Internet potrebbe avvenire lo stesso. Se una tesi come quella del portellone di carico venisse accettata ufficialmete, questo contribuirebbe a dare credibilità alla rete. Altrimenti sarà qualche altro evento a convincere la gente a collegarsi a Internet, anziché alla Tv, per sapere cosa sta succedendo”. Anche Michael Rivero concorda su questo punto: “C’è molta altra gente che lavora per chiarire altri fatti controversi come la morte di Vincent Foster, appunto, o la bomba di Oklahoma City. Sono convinto che se ci fosse stato Internet in Germania negli anni ‘30, Hitler non sarebbe mai andato al potere”.

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