Addio a John Carew Eccles, il papà dello “psicone”

Il 4 maggio è morto John Carew Eccles. Due anni fa moriva Karl Popper. Con loro scompaiono i due più brillanti e strenui difensori di una tesi che ormai in molti giudicano indifendibile: il dualismo fra la sostanza materiale, il corpo, e quella non materiale, la mente. Eccles e Popper difendevano questa tesi un po’ come si difende un fortino da un attacco soverchiante: con astuzia e tenacia.

L’incontro con Popper

Nato a Melbourne, in Australia, nel 1903, Eccles studia a Melbourne e a Oxford. Nel 1937 diventa direttore dell’istituto di patologia di Sidney, poi si trasferisce a Otago, prima, e Camberra, poi. Nel 1968 sceglie invece gli Stati Uniti, dove ottiene la cattedra di fisiologia e biofisica presso la State University of New York a Buffalo. In questo periodo incontra, soprattutto intellettualmente, un altro notevole personaggio: Karl Popper.

Fra i due baronetti si stabilisce subito una grande intesa. Entrambi convinti  dell’irriducibilità della mente alla materia, iniziano una collaborazione che culminerà nel volume “L’io e il suo cervello”, una summa di una delle tesi oggi meno accreditate della scienza. Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1963 per i suoi studi sul collegamento delle cellule nervose, Eccles non era un personaggio da passerella. Invitato a un convegno in Italia, si era stupito che il tavolo a lui riservato fosse contrassegnato da un cartellino con la scritta “Vip”. In un primo momento era semplicemente passato oltre, convinto che la persona di rilievo non potesse essere lui. Durante il convegno, però, aveva strenuamente difeso la sua tesi: la mente non era nel cervello, vi era certo collegata, ma non poteva essere ridotta a quelle connessioni nervose che lui conosceva tanto bene. Non poteva essere tutto lì.

Lo psicone mediatore

Va chiarito che il dualismo di Eccles, e di Popper con lui, sebbene radicale, non è per nulla ingenuo. I due studiosi fondano le loro idee sia sul versante empirico, in cui è Eccles a guidare la cordata con le sue ricerche sulla struttura e il funzionamento del sistema nervoso centrale, sia su quello teoretico, in cui tocca a Popper inanellare i vari passaggi per gli argomenti destinati a demolire le obiezioni costruite sin dai tempi di Cartesio.

Il dualismo di Eccles e di Popper concepisce la mente come una sostanza presente in una specie di terzo regno, da affiancare a quello delle cose materiali e a quello dei prodotti culturali (il famoso mondo 3 di Popper). Tale mondo, il numero 2, non è solo un’astrazione, ma ha e deve avere un’efficacia causale. La mente, infatti, interagisce con il corpo attraverso specifiche strutture poste nel cervello. Eccles guarda a particolari formazioni nervose, che battezzerà “psiconi”, come al tramite per stabilire la connessione con il cervello, il supporto materiale. La mente è dunque concepita come una capacità astratta e tuttavia reale, che caratterizza la nostra specie.

Molti filosofi hanno guardato con scetticismo a questa tesi, e anche tra i neurologi c’è chi ha dubitato della validità dell’ipotesi degli “psiconi”. D’altro canto non si può negare che le tesi di Eccles siano profondamente motivate da caratteri religiosi. Esse, tuttavia, sono ben articolate, chiaramente espresse e connesse a una grande conoscenza della materia. In un certo senso, Eccles ha tessuto una trama che può tentare chiunque voglia difendere il cosiddetto “dualismo delle sostanze”. Per dirla con un motto: se volete essere dualisti, i libri di Eccles dovranno avere un posto di primo piano sul vostro tavolo di studio. Fategli spazio, lo meritano.

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