Quel multimedia sembra un libro

    “Non possiamo pensare ad un pubblico di marziani. So che esistono Cd Rom in cui le informazioni non sono presentate utilizzando la metafora del libro da sfogliare. Ma per un pubblico come il nostro, collocato prevalentemente in un ambito didattico e scientifico, la forma del libro resta una specie di riflesso condizionato, difficile da superare”.Così risponde Umberto Eco (in occasione della presentazione della nuova opera al Futurshow di Bologna) a chi gli chiede ragione di scelte così “tradizionali”, in contrasto con le nuove soluzioni rese possibili dalla tecnologia dell’ipertesto. E’ insomma questo il motivo per cui anche il nuovo Cd Rom dell’Encyclomedia dedicato al Settecento presenta le informazioni secondo metafore collaudate, come la grande biblioteca, le schede e la scrivania su cui ordinare i volumi e gli appunti.Anche rispetto alla maggiore multimedialità del nuovo Cd Rom (più frammenti orali e immagini in movimento), Eco ha voluto “smorzare i toni”. Non c’entrano, dice lo studioso, le considerazioni sulle nuove abitudini alla lettura dei giovani lettori, a cui l’opera è in larga parte rivolta. La scelta è dovuta unicamente alla capacità tecnologica, che è aumentata rispetto al periodo in cui è stato realizzato il Cd Rom sul Seicento. Questa evoluzione ha semplicemente consentito di mettere più cose, anche se certamente questo va a favore di un pubblico “basso”.L’evento bolognese è stato anche l’occasione per capire quali strade, secondo l’autore, dovranno percorrere le nuove tecnologie della comunicazione per affermarsi nella società, e nella scuola in particolare.Il fatto è che per Eco non c’è una frattura radicale fra vecchie e nuove forme di rappresentazione del sapere. L’evoluzione – ed è un’evoluzione significativa- è più nel supporto tecnologico che nel contenuto.Già l’idea originale dell’Enciclopédie (quella di Diderot e d’Alambert), che è alla base del sapere moderno, era estremamente avanzata. “L’Enciclopédie degli Illuministi è un bosco in cui ciascuno può scegliere la propria strada fra le diecimila possibili. L’introduzione potrebbe essere stata scritta da Nicholas. Negroponte. Se allora non c’era la tecnologia per muoversi liberamente nella grande foresta del sapere, ora l’ipertesto è esattamente il coronamento del sogno di Diderot e d’Alambert”, spiega Eco.Da questo tipo di considerazioni dipende probabilmente il rifiuto di più radicali “destrutturazioni” della forma-libro tradizionale. Per lo meno nelle opere che devono mantenere una forma “alta” di comunicazione dei contenuti, quelle più lontane dal semplice divertimento.In questo senso va anche interpretato il rifiuto ad inserire link che dal Cd Rom rimandino a siti Internet. “Sarebbe impossibile organizzare i rimandi da tutto quello che c’è a quello che ci potrebbe essere”, continua Eco. “Sarebbe come se un libro di geografia rimandasse dalla voce “Parigi” all’elenco telefonico della città”.Anche l’uso di nuovi strumenti di navigazione, come le cronologie interattive, non può sostituire nell’enciclopedia il tradizionale ordinamento alfabetico. Lo sforzo deve essere nella direzione di portare a risultati migliori le tecnologie disponibili, e a una più ampia diffusione dei risultati raggiunti. In questo senso l’ambito della formazione scolastica rappresenta un campo privilegiato. Nella scuola, secondo Eco, gli studenti sono già in grado di utilizzare i nuovi strumenti. E se ci sono difficoltà ad usarli proficuamente, queste vanno superate con l’aiuto dei docenti, che devono essere aggiornati in maniera adeguata. Se il progetto del Ministro alla Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer per l’introduzione della Multimedialità verrà attuato, questo sarà possibile. “Forse – aggiunge lo studioso – in quel progetto sono confluite proprio le idee che esponemmo nel 1992, in occasione dell’uscita del primo Cd dell’”Encyclomedia”, quando Berlinguer era rettore all’Università di Siena”.”Il punto ora è non farsi ingabbiare dal problema dell’acquisto dei computer (che diventano rapidamente obsoleti assorbendo enormi finanziamenti). Bisogna invece puntare all’aggiornamento e all’adeguamento della didattica”.

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