Fingere, far apparire, imitare

FINGERE, FAR APPARIRE CIO’ CHE NON E’, IMITARE. Per il senso comune è questo il significato di simulare. Si simula per gioco, per frode, per emulazione. Ma questa attività apparentemente solo ludica o opportunistica ha qualità insospettate. Nel mondo animale esiste una sorta di “bluff comportamentale”, selezionato dall’evoluzione naturale perché dà un vantaggio riproduttivo a chi lo mette in pratica. E presso noi umani, è per emulazione che si impara a parlare, a camminare, a ballare o a lavorare: simulando, provando a fare come se…, e poi riuscendoci davvero.

L’introduzione dei calcolatori nell’ultima metà di questo secolo ha inaugurato l’ingresso massiccio della simulazione nella scienza. In fisica, matematica, biologia, ma anche in economia, sociologia, politica, quando un fenomeno è troppo complesso per essere analizzato direttamente, viene riprodotto artificialmente per studiare le leggi che lo governano e prevederne il comportamento. Gli astronomi, per esempio, costruiscono modelli al computer per simulare i moti dei pianeti e di altri oggetti celesti, e i fisici teorici studiano in questo modo il comportamento della materia. Ma quale rapporto ha un modello che vive dentro milioni di chip, e che appare sullo schermo del calcolatore nei colori della computer graphics, con il sistema reale che è destinato a studiare?

Nella vita di tutti i giorni siamo circondati da modelli in scala di oggetti reali. Sappiamo immediatamente che funzione hanno e in quale relazione si trovano con il loro “prototipo”. Giocattoli, mappamondi e carte geografiche hanno però poco in comune con i modelli computerizzati con cui fisici, matematici, economisti, analisti di guerra riproducono una porzione di realtà per guardarla da vicino, sezionarla, prevedere scenari futuri.Come nota Renato Betti (voce “Simulazione”, Enciclopedia Einaudi, Torino 1977), “un mappamondo è certo un modello del mondo reale, come un disegno costruttivo lo è del pezzo da costruire, o le curve di livello di una carta topografica simulano l’altitudine mediante un’analogia visiva di facile interpretazione. Ma oltre al tipo di informazione contenuto nel supporto dato dal modello, quello che è importante è la sua utilizzazione. Seguire una mappa è solo in senso ridotto simulare un percorso. Infatti questo uso non ammette elaborazione sistematica dei dati, perché il modello si limita a rivelare l’informazione che conserva, senza presentare una variabilità con questa informazione”. Invece il tipo di modello più interessante per lo scienziato è quello che può essere “lavorato”, fatto variare secondo alcune ipotesi per simulare un comportamento difficile da osservare, per poi essere confrontato con il sistema reale.Del resto, un presupposto simile è stato uno dei motivi propulsori delle ricerche sull’Intelligenza Artificiale, che cercando di riprodurre artificialmente il funzionamento del cervello umano si ponevano anche l’obiettivo di scoprire esattamente il suo funzionamento.

Ma la simulazione nella scienza non è prerogativa della ricerca, e i modelli non si trovano solo nelle memorie dei calcolatori. Esistono situazioni in cui è necessario costruire modelli concreti, che riproducono nel modo più realistico ambienti e situazioni la cui gestione ottimale richiede abilità particolari. E’ il caso dei simulatori di volo, o delle raffinate strumentazioni messe a punto dalla NASA per l’addestramento degli astronauti delle missioni spaziali con lo Shuttle. Una logica non tanto diversa sta dietro ad altri tipi di “allenamenti”, che mettono in gioco altre abilità. Il setting analitico, ad esempio, può essere considerato come il luogo protetto dove lo psicoanalista e il suo paziente riproducono strumentalmente la realtà esterna. Solo all’interno di questo spazio circoscritto e regolato rigidamente possono essere rivissute le esperienze del passato e sperimentate nuove strade comportamentali.

Un’ultima osservazione. L’esplosione dei calcolatori, come si è detto, ha segnato l’ingresso della simulazione nella scienza, connotando questo termine in senso molto serio e lontano da quello di uso corrente. E’ però anche vero che proprio la diffusione dell’informatica ha segnato un’altro cambiamento, questa volta in senso puramente ludico. I giochi di ruolo, sono diventati una moda, oltre che un affare da milioni di dollari. Schiere di ragazzi e di adulti prendono le sembianze di gnomi e principesse, combattono con mostri e incontrano l’amore, tutto dentro le stanze cibernetiche di Internet.

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