Mi si è sciolta l’Antartide

Che sia colpa dell’effetto serra ancora non si può dire. Ma un fatto sembra ormai essere certo: tra la metà degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘70 i ghiacci dell’Antartide si sono ritirati. E di parecchio. Dal 1973 in poi il limite estivo del ghiaccio si è fermato quasi 3° di latitudine più a sud di quanto avveniva prima del 1955. Una contrazione netta, avvenuta all’improvviso nell’arco di poco meno di 20 anni, in un punto critico per l’equilibrio climatico dell’intero pianeta e che potrebbe influire sulla circolazione delle correnti oceaniche e sulla concentrazione di anidirde carbonica nell’atmosfera. Lo sostiene in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Nature William K. de la Mare, ricercatore del Dipartimento per l’ambiente dell’Australian Antartic Division. E a suggerirgli l’idea sono state… le balene.

Che i ghiacci antartici si fossero ritirati si sospettava già. Ma i dati erano pochi e imprecisi: le prime informazioni dei satelliti risalgono appena agli anni ‘70. E il loro confronto con osservazioni più vecchie, basate sui libri di bordo delle navi che solcavano quelle acque, lasciava scettici moli scienziati. Per questo, de la Mare ha cercato una banca dati molto più fornita. E l’ha trovata negli archivi della Commissione baleniera internazionale, dove sono registrati luoghi e date relativi all’uccisione di oltre un milione e mezzo di balene. Così questi enormi mammiferi, ridotti sull’orlo dell’estinzione da una caccia folle e spietata, potrebbero averci reso un ultimo servigio facendo suonare un campanello d’allarme sul cambiamento climatico della Terra.

In che modo? La caccia alla balena in Antartide iniziò nel 1904. A quell’epoca le navi non potevano issare a bordo le prede per squartarle. Così i cetacei venivano trainati fin dove il mare si trasformava in una compatta banchisa di ghiaccio, dove gli animali erano ancorati e squartati. Ben presto i balenieri si accorsero che le balene si concentravano proprio vicino al limite tra acqua e ghiaccio. Lì il cibo abbonda e i grandi mammiferi “seguono” l’avanzare e il ritirarsi della banchisa. Così anche la zona del massacro si portò vicina al limite dei ghiacci. Se negli anni i luoghi delle catture si sono spostati a sud, significa che anche i ghiacci si sono ritirati.

Gli archivi dei balenieri hanno fornito a de la Mare una serie storica di dati completa sul continente antartico fino al 1987 quando, fortunatamente, la caccia commerciale alla balena è stata fermata. La loro analisi mostra che fino alla metà degli anni ‘50 il limite dei ghiacci nei mesi estivi, quando la caccia era aperta, si è mantenuto stabile attorno ai 61,5° di latitudine sud. Dal 1973 in poi il limite dei ghiacci è di nuovo stabile, ma questa volta attorno a 64,3° di latitudine: una contrazione di 2,8°.

Purtroppo tutto l’arretramento sembra essere avvenuto prima che i satelliti iniziassero a fornire dati certi e precisi. E proprio in base ai dati dei satelliti, che indicavano una certa stabilità nel margine dei ghiacci, la Conferenza internazionale sul cambiamento climatico ha concluso che la banchisa antartica non destava troppe preoccupazioni. Ma lo studio di de la Mare mostra uno scenario diverso e pone una sfida interessante per chi studia i meccanismi climatici degli oceani e dell’atmosfera. Nessuno può dire se il fenomeno sia dovuto alle attività umane. Ma esso dimostra, effetto serra o no, che non sempre i cambiamenti climatici sono lenti e graduali. A volte possono anche essere molto rapidi.

C’è un altra conseguenza sottolineata dal lavoro dello scienziato australiano. Ancora una volta le vittime sono le balene. Proprio mentre i ghiacci si ritiravano i cetacei venivano decimati. Ora la caccia sembra finita, ma nel frattempo l’ambiente delle balene potrebbe essere cambiato, probabilmente in modo irreversibile. Forse in un modo che non permetterà a questi grandi animali di scampare all’estinzione. E questa è di sicuro una colpa della specie umana.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here