Brivido Ariane

C’è un’ombra che da mesi aleggia sul futuro spaziale dell’Europa. E che turba i sonni dei dirigenti, dei ricercatori e dei tecnici dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Si chiama Ariane 5 ed è il nuovo razzo destinato a diventare la punta di diamante degli europei nella corsa verso lo spazio. Un missile di nuova generazione, più potente, più economico, in grado di portare in orbita i pesanti satelliti della prossima generazione e anche astronauti. Un vettore che racchiude tutto il meglio della tecnologia europea, come il motore Vulcain da 100 tonnellate di spinta dello stadio principale o i due booster laterali che con un altro impulso da 540 tonnellate ciascuno permettono di spedire in orbita oltre 7 tonnellate di carico. Insomma, un vero gioiello. Ma con un problema: la prima volta che ha volato, il 4 giugno 1996, è andata malissimo. E ora che si avvicina il fatidico momento del secondo tentativo agli uomini dell’Esa tremano i polsi.

Cosa era andato storto quel fatidico giorno dell’estate scorsa? La colpa fu di una parte del software di controllo del razzo. Una parte non cruciale, quasi insignificante, tanto che i progettisti dell’Esa avevano deciso di installare pari pari quella utilizzata sul vecchio Ariane 4. Ma il decollo di Ariane 5 è un’altra cosa: accelerazioni più intense, vibrazioni più forti. Quanto basta per mandare in tilt il programma che iniziò a “lanciare l’allarme”. E il sistema di controllo rispose correggendo l’assetto del razzo, ma in realtà compromettendone sempre più la traiettoria. Risultato: un attimo prima che nella sala di controllo il direttore del volo premesse il pulsante rosso dell’autodistruzione, Ariane 5 si trasformò nel più grande fuoco d’artificio mai visto dalle parti di Kourou, la base della Guyana francese da cui decollano tutti gli Ariane. E la piccola folla di giornalisti e ospiti di riguardo che seguivano l’evento dai siti d’osservazione a qualche chilometro dalla rampa di lancio dovette essere evacuata in gran fretta e con tanto di maschere anti-gas. Perché respirare il carburante di un razzo esploso non fa bene alla salute.

Non ci volle molto ai tecnici per capire cosa non aveva funzionato. Ma ormai le frittata era fatta e non restava che rimboccarsi le maniche e preparare il collaudo numero 2. Un collaudo che non può e non deve fallire. Per diverse ragioni. Innanzitutto c’è una reputazione da mantenere: da quando il 24 dicembre 1979 decollò il primo Ariane 1, il razzo europeo ha sbaragliato la concorrenza grazie alla sua economicità e affidabilità. Con una percentuale di successi da record, le versioni di Ariane sempre più potenti (oggi si usa Ariane 4) hanno spedito in orbita oltre 150 satelliti, inclusi parecchi americani e russi. Arianespace, la società che commercializza i servizi del razzo, ha così conquistato il 60% del mercato mondiale dei “tir dello spazio”. La fiducia dei clienti non può essere incrinata da due smacchi consecutivi. Anche perché 44 satelliti sono già in lista d’attesa per i prossimi lanci, parecchi proprio con Ariane 5. E’ pur vero che molti dei satelliti potrebbero essere lanciati anche con Ariane 4, ma qui sorge un altro spinoso problema. Anche se l’Esa e Arianespace smentiscono, alcune fonti ben informate insinuano che la produzione di Ariane 4 non riuscirebbe a stare al passo con le richieste. Parte del personale addetto alla sua costruzione, scaduti i contratti, sarebbe addirittura già impiegato in altre compagnie. Infine è ormai alle porte l’avvio dei lavori per la costruzione della Stazione spaziale internazionale, a cui Ariane 5 dovrebbe contribuire.

Insomma, se da un lato il missile dovrebbe volare al più presto per fugare ogni dubbio e far tirare un sospiro di sollievo a tutti, dall’altro il timore di un secondo insuccesso è di quelli che paralizzano. Anche se il rischio effettivo di un fiasco è piuttosto remoto. Così si va avanti con prove su prove, simulazioni su simulazioni. E continui rinvii nella data del lancio. Era fissata per i primi di ottobre, ma il 24 settembre un comunicato dell’Esa annunciava un ulteriore slittamento fino al 15 ottobre, almeno. Allora non resta che consolarsi con i successi del vecchio e affidabile Ariane 4. Che proprio il 23 settembre ha portato a termine la missione numero 100. Un traguardo importante, festeggiato con brindisi e champagne. Una bella festa, ma tutti a Kourou sapevano bene che il lancio più importante sarà il 101.

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