L’anno delle due lune

Un anno. Sarebbe bastato un solo anno, contro gli oltre 10 milioni necessari per la formazione dell’intero Sistema solare, per “costruire” ciò che da 4,5 miliardi di anni rischiara le notti di noi terrestri: la Luna. Non solo, probabilmente la Luna non era il solo satellite in orbita attorno al nostro pianeta appena nato. La notizia, che potrebbe sembrare azzardata se non fosse supportata da valide argomentazioni matematiche e fisiche, è il frutto di una serie di simulazioni numeriche svolta da un gruppo di ricerca dell’Università del Colorado, che ha pubblicato il risultato del proprio lavoro sull’ultimo numero di Nature.

La formazione della Luna è un problema ancora aperto. Numerosi modelli sono stati proposti nel corso degli anni, ma nessuno risolutivo. Fra questi c’è il modello da cui Shigeru Ida, del Tokyo Institute of Technology, Robin Canup e Glen Stewart del Boulder’s Laboratory for Atmospheric and Space Physics (Colorado), sono partiti per sviluppare il proprio lavoro. Lo scenario del “grande impatto” (Giant Impact Theory,) afferma che, nei primi momenti di vita del Sistema solare, un proto-pianeta simile a Marte per dimensione sia passato rasente alla superficie della proto-Terra. La “carezza” avrebbe vaporizzato parte della crosta e del mantello e generato un disco di polveri e detriti in orbita attorno al nostro pianeta, dando alla Terra un aspetto simile a quello di Saturno (il pianeta con gli anelli). E proprio da questo disco sarebbe nata la Luna, per aggregazioni successive dei singoli grani e dei detriti. Questa teoria, nata all’inizio degli anni ‘70, è stata scelta perché fra tutte è quella che meglio spiega le caratteristiche dinamiche e geochimiche della Luna. Secondo gli ultimi sviluppi la teoria prevede che il proto-pianeta che avrebbe “sfiorato” la Terra debba avere avuto una massa almeno tre volte maggiore rispetto a quella di Marte per poter creare abbastanza detriti da formare un satellite come la Luna.

Partendo dalla teoria del “grande impatto” il gruppo statunitense ha effettuato 27 simulazioni numeriche “ricostruendo” una serie di possibili scenari a seconda delle diverse caratteristiche dell’anello di polveri: massa totale, dimensioni dei granelli di polvere, distanza dalla Terra.

I risultati sono incredibili: in ognuno dei casi, considerando fra i 1000 e i 2700 frammenti di circa 100 kilometri di diametro massimo, le simulazioni prevedono la formazione di un singolo satellite in un tempo variabile fra un mese e un anno a circa 22 mila kilometri dalla proto-Terra. Inoltre, i modelli indicano che la quantità di frammenti necessari alla formazione della Luna è meno della metà del totale. Infatti, fra tutti i detriti in orbita, solo quelli più esterni riescono ad aggregarsi. Quelli più vicini alla Terra invece non riescono a creare aggregati stabili, e col tempo ricadono sulla superficie spinti dal gioco della forze gravitazionali del sistema Terra-Luna appena formato.

Fra tutti gli scenari dipinti, ce n’è anche uno particolarmente esotico, che esce da circa un terzo delle simulazioni: invece di una sola, grande Luna, se formano due più piccole, molto simili, che nel tempo si uniscono per formare il nostro attuale satellite.

Al di là dei problemi che tutti queste simulazioni pongono, e che aspettano una verifica dalle missioni lunari previste per i prossimi anni, un cielo con due lune deve essere stato uno spettacolo estremamente affascinante. Se una sola luna ha mosso nei millenni l’animo degli artisti con i risultati che abbiamo tutti sotto gli occhi, cosa sarebbe successo se ce ne fossero rimaste due?

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