Teledidattica per l’handicap

Marina M., chiamiamola così, frequenta la scuola media “Pertini” di Ovada (Al). Inserita in una classe a tempo prolungato, ha preso parte a uninnovativo lavoro basato su unità didattiche “pluricomunicazionali” (condiversi canali di comunicazione: da quello verbale a quello mimico gestuale,da quello telematico a quello corporeo). Il primo anno, la traccia è stata la fiaba di Pollicino, il secondo anno il poema epico “El Cid” e l’ultimo un testo creato dai ragazzi. Ogni lavoro è sfociato in una rappresentazione teatrale.

Anche Marina ha partecipato insieme ai suoi coetanei a tutte le fasi del progetto, e ha sperimentato i diversi tipi di comunicazione. Un risultato di cui tutti sono giustamente felici e un po’ orgogliosi, perché Marina è unabambina sorda (è sorda profonda, e vive in una famiglia di sordi: la mamma, il papà e i fratelli). Questo importante risultato e stato reso possibile dal fatto che Marina è stata impegnata – oltre che nel lavoro collettivo – anche in un’intensa attività individualizzata nel laboratorio di informatica, sotto la guida di due insegnanti specializzati.

“L’uso del computer è stato determinante” ha affermato il professor Morelli che ha presentato i risultati al V Convegno Nazionale “Informatica, Didattica e Disabilità” che si è tenuto a Bologna ai primi di novembre. “Nell’insegnamento individuale la tradizionale condizione di esclusione del disabile si è rovesciata: la postazione di lavoro era a maggioranza sorda (studente e personal computer), e molte volte l’alunna ha indicato il computer con l’atto di chi si rivolge ad un amico, definendolo ‘sordo’ come a simboleggiare unamaggiore facilità di relazione con lui (anche se in realtà si usanoprogrammi come “Speech viewer” che traduce il suono in immagini). Nellarelazione alunno-insegnante-computer è emerso anche un dato importante dicarattere generale: la possibilità di una didattica mirata alla ‘comprensionedei contenuti’, che supera quella tradizionale basata unicamente sullacomunicazione verbale”.

Il successo dell’inserimento degli strumenti informatici nella didattica peri sordi non è un caso isolato. Il convegno ha dimostrato che sono molte le situazioni in cui le nuove tecnologie possono fornire un contributo determinante per migliorare la vita dei disabili, soprattutto per quanto riguarda i processi di apprendimento. L’importante è partire dal punto divista dell’utilizzatore, abbandonando le impostazioni tecno-centriche che puntano solo a sviluppare mezzi sempre più potenti.

E’ il caso, affrontato in una sessione del convegno, della telematica per la didattica a favore di alunni costretti a lunghi ricoveri in ospedale. Unasemplice configurazione di computer in rete può servire sia a noninterrompere il processo formativo, sia a risolvere i problemisocio-affettivi di bambini separati per molto tempo dai coetanei.

“Teledidattica per bambini lungo degenti” è il progetto, esteso a livello nazionale nel 1996, realizzato in collaborazione fra Telecom Italia, Anci e Ministeri della Pubblica Istruzione e della Sanità. I giovani ricoverati in ospedali di varie città sono stati “inseriti” nelle classi dei loro coetanei grazie a collegamenti periodici con le scuole che hanno partecipatoalla sperimentazione. Utilizzando due computer con telecamera, tastiera, tavoletta grafica e collegati in Isdn, i bambini hanno partecipato alla realizzazione di ipertesti multimediali e ad attività ludiche, quali cacce al tesoro e feste di carnevale.

“Bamb.i” (Bambini insieme) è una rete di dieci postazioni sistemata nel reparto day hospital di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale “Silvestrini” diPerugia. Spesso i piccoli ricoverati sono in situazione di isolamento, e conquesto sistema possono incontrarsi e parlare fra di loro e con i parenti, maanche utilizzare giochi o partecipare – come in una classe virtuale – apiccole lezioni scolastiche. La posta elettronica consente inoltre ilcontatto con l’esterno tramite Internet.

Il progetto Cordata (Computer, Riabilitazione, Didattica Attuata Tutti Assieme”) è iniziato l’anno scorso dal gemellaggio fra la scuola elementare “Gilberto Govi” di Genova e i bambini lungodegenti di tre divisioni pediatriche dell’ospedale”Gaslini”. Con il contributo dell’Istituto di Tecnologie Didattiche (Itd) del Cnr di Genova, alla scuola “capo-cordata” si sono unitetante altre distribuite in tutto il territorio nazionale, consentendo aipiccoli degenti di comunicare tramite posta elettronica (grazie a computer portatili che “girano” fra i reparti) e di scrivere a più mani la raccolta”Fiabe in Rete”.

“In tutte queste esperienze” ha dichiarato Guglielmo Trentin, responsabileper questo settore dell’Itd “la tecnologia – di per sé – non può e non deve sostituire la relazione umana. Anche perché, mai come in queste situazioni l’aspetto didattico deve essere perfettamente integrato con quello psicologico e socio-affettivo. Se questo è l’obiettivo da nonperdere mai di vista, è vero però che in certi casi solo le nuove tecnologieinformatiche ci consentono di raggiungerlo”.

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