L’arte di spiegare la scienza

In età prescolare, la comprensione del funzionamento del proprio corpo e delle leggi della natura avviene mediante l’esplorazione sensoriale: si impara grazie all’esperienza diretta. Poi, crescendo, la comunicazione verbale sembra sovrastare l’esperienza. In realtà continuiamo ad aver sempre bisogno di fare per capire, in ogni campo. Soprattutto di fronte a fenomeni per spiegare i quali la scienza ha adottato dei modelli non proprio intuitivi.

Nel 1969 il fisico Frank Oppenheimer (fratello di Robert, padre – poi pentito – della bomba atomica) radunò scienziati, artisti e pedagogisti a San Francisco per realizzare un sogno: un museo della scienza basato sull’approccio interattivo. La gente iniziò a frequentare l’Exploratorium di Frank Oppenheimer con il desiderio di capire, grazie all’uso degli exhibit (gli apparecchi costruiti appositamente per favorire una scoperta gioiosa, quasi ludica, delle leggi fisiche). Oggi l’Exploratorium di San Francisco, visitato annualmente da centinaia di migliaia di persone di ogni età e provenienza, è divenuto un modello per i moderni centri della scienza, anche grazie alla pubblicazione di tre “Cookbooks”, autentici manuali di ricette con tutte le istruzioni per la riproduzione delle esperienze.

Ma dato che la costruzione degli exhibit non è alla portata di tutti, viene proposto anche lo “Snackbook” (libro degli assaggi) con versioni semplificate degli stessi exhibit. Dall’originale del 1991 di P. Doherty e D. Rathjen, intitolato “The Exploratorium Science Snackbook”, la Zanichelli ha realizzato “Gli esperimenti dell’Exploratorium” (a cura di Pietro Cerreta, 254 pagine, lire 29.500). Il volume contiene 105 schede illustrate, con tutte le indicazioni per un’agevole realizzazione in classe, e non solo. Nella prefazione di Pietro Cerreta leggiamo: “Il libro può essere utilizzato a tutti i livelli scolastici: dalle elementari fino alle scuole superiori, come sottolineano gli stessi autori, e può essere un utile sussidio didattico anche per gli studenti del biennio dell’università”.

Anche i concorsi possono essere uno strumento efficace per stimolarle scuole, gli insegnanti e i ragazzi. La casa editrice di Trieste, “Editoriale Scienza”, specializzata in libri scientifici per ragazzi (ottima la collana “Laboratorio minimo”, diretta da Mario Lodi, e “Scienza a merenda”, premio Andersen 1996 come miglior collana di scienza per i piccoli) e nella diffusione della cultura scientifica (con il Club della Scienza) propone “L’Officina della Scienza”, concorso riservato a elementari e medie. Le classi si devono cimentare su un tema a scelta fra: “Una pianta per amica”, “Lancia la tua sonda su Marte”, “Una bilancia fai da te”.

“Lo spirito del concorso – spiega Tiziana Ciancetta, dell’Editoriale Scienza – è lo stesso che anima i nostri Club della Scienza: lavoro collaborativo, creatività, divertimento, inventiva e abilità manuale. Il concorso dell’editore Cuen di Napoli – “Tessere in classe” – è invece rivolto alla scuola superiore, e richiede la realizzazione di ricerche su temi scientifici. I lavori giudicati migliori saranno pubblicati dalla Cuen. L’Associazione per l’insegnamento della fisica (Aif) per l’anno scolastico 1997-98 bandisce il XXI concorso “Cesare Bonacini”, dedicato alla memoria di un insegnante “che lavorò con entusiasmo per migliorare l’insegnamento della fisica mediante la partecipazione congiunta di docenti e discenti a lavori di gruppo con carattere di ricerca”.

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