Quegli sprechi della natura

Amotz e Avishag Zahavi
Il principio dell’handicap
(titolo originale: The Handicap Principle.
A Missing Piece of Darwin’s Puzzle,
Oxford University Press, Oxford 1997)
Biblioteca Einaudi, Torino 1997,
pp.373, lire 36.000

Perché le gazzelle fanno di tutto per mettersi in mostra davanti a un lupo, compiendo alti balzi invece di scappare via o nascondersi? Perché i bruchi di certe farfalle hanno colori così vistosi? E’ possibile che la natura compia degli “sprechi”, accentuando e sottolineando caratteristiche morfologiche, anatomiche e comportamentali che apparentemente provocano molti inconvenienti agli individui che le possiedono?

A queste domande rispondono i due noti zoologi israeliani in questo loro primo libro divulgativo. Con numerosi esempi, e grazie alla loro ventennale esperienza sul campo, gli autori ripropongono gli argomenti fondamentali della comunicazione animale: i segnali specie-specifici, le interazioni preda-predatore, quelle tra genitori e prole, il comportamento sessuale. Ma interpretandoli alla luce del principio dell’handicap: secondo cui l’attendibilità del segnale emesso è garantita dal costo (handicap) causato a chi lo emette. La gazzella che compie vistosi balzi verticali, mostrando la parte posteriore del corpo bianca e nera, comunica al lupo di essere dotata di una grande resistenza fisica, e che in un’eventuale corsa potrebbe avere la meglio sul predatore. I garruli che, invece di restare nascosti sotto i cespugli, iniziano a vociare rumorosamente all’avvistamento di un rapace, gli indicano che è stato visto e che non potrà sferrare un attacco di sorpresa.

Anche la morfologia, cioè l’aspetto degli individui di una specie, secondo i coniugi Zahavi è interpretabile in base al principio dell’handicap: le strisce nere molto marcate che hanno molti pesci caratteristici delle barriere coralline dalla silhouette corta e tozza, fanno risaltare le lievi differenze di lunghezza tra i diversi individui. In questo modo il predatore o l’intruso nel territorio possono valutare meglio le reali dimensioni del soggetto che le sfoggia. La coda del maschio del pavone è sicuramente un enorme impaccio, ma anche una fonte di segnali precisi per le femmine della specie, che scegliendo la più vistosa, avranno la sicurezza di accoppiarsi con un maschio fuori dal comune.

Nelle interazioni genitori-prole, insistono gli autori, il principio dell’handicap chiarisce il motivo per cui i nidiacei di molte specie di uccelli pigolano con quanto fiato hanno in gola finché i genitori non accorrono con il cibo: questo comportamento apparentemente autolesionista (un piccolo che grida può facilmente attirare un predatore), ha lo scopo di “ricattare” il genitore, che, per evitare alla prole qualche pericoloso incontro, si affanna a nutrirla senza posa.

Al suo primo apparire nel 1975, il principio dell’handicap non conquistò subito il favore degli specialisti. Alcuni di essi, avvalendosi di modelli matematici, ne dimostrarono l’infondatezza. Sebbene successivamente sia stato considerato valido nelle sue linee generali, il principio continua a suscitare perplessità, perché a tratti inserisce i fenomeni etologici in una cornice sociobiologica che non convince. E questo emerge anche nell’ultimo capitolo, dedicato alla specie Homo sapiens. Gli autori tentano di spiegare, inquadrandole nel principio dell’handicap, molte caratteristiche anatomiche, comportamentali e culturali degli esseri umani. Per esempio nelle donne le caviglie sottili (un chiaro handicap strutturale) sarebbero apprezzate perché sintomo della buona qualità dei tessuti e della struttura del corpo.

E ancora, il legame affettivo che un essere umano stabilisce con un proprio conspecifico sarebbe tanto più saldo quanto più basato su un grande investimento di energia nei segnali d’amore: “i segnali d’amore gravosi rafforzano il legame o lo sciolgono; solo gli innamorati veri accettano l’imposizione”. Ben vengano, dunque i mille baci di catulliana memoria: il loro fascino, sostengono gli Zahavi, consiste nell’essere un segnale indiscutibile, verificato dalla selezione naturale, dell’affidabilità reciproca.

Nonostante alcuni elementi bizzarri, il libro è di facile lettura e consigliabile a chi è in cerca di provocazioni o voglia approfondire la conoscenza del mondo naturale seguendo un’ottica non convenzionale.

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