Salvati dallo zoo

Almeno 200 specie di animali a rischio di estinzione potrebbero essere salvate dalla riproduzione negli zoo. Lo assicurano i rappresentanti dell’Eaza, European Associated of Zoo and Acquarium, con sede ad Anversa. L’Associazione ha sperimentato su 50 specie minacciate le misure previste da un particolare protocollo europeo chiamato Eep, ossia l’European endangered species program. Si tratta di un’intesa per favorire la reintroduzione e il ripopolamento delle specie in via di estinzione, il tutto utilizzando gli Zoo.

In almeno 13 casi, questi interventi sono già andati a buon fine: sono stati reintrodotti nell’ambiente naturale, ad esempio, il bisonte europeo, il cavallo di Przewalski, il gheppio delle Mauritius e il gufo reale. Che si sono abituati alla natura dopo essere nati e cresciuti in cattività. Questi risultati, senza precedenti, sono stati raggiunti grazie agli sforzi congiunti di 400 giardini zoologici – 36 europei e 13 del resto del mondo – coinvolti nel progetto. “Ma siamo solo all’inizio”, fanno sapere dall’Eaza. Nel mondo esistono più di mille zoo, all’interno dei quali vivono oltre un milione di animali, buona parte di essi appartenenti a specie a rischio.

Il presidente del Wwf Italia, Gianfranco Bologna, esprime tutta la sua approvazione per un progetto avviato da almeno vent’anni e solo oggi coordinato su scala mondiale: “Su questo fronte i veri leader sono stati i paesi anglosassoni, i primi nel mondo a creare degli inventari mirati alla conservazione concreta delle specie minacciate. All’inizio c’era molto scetticismo. In pochi avrebbero scommesso sull’attuazione della World zoo conservation strategy. La mosaicizzazione dell’ambiente ha però convinto gli operatori del settore a rivalutare la riproduzione in cattività. Anche i pregiudizi etici sono stati superati. La realtà è che le barriere artificiali costruite dall’uomo hanno costretto gli animali a spostarsi con maggiore difficoltà, sino a diventare stanziali e creare ceppi isolati. L’uomo deve quindi riparare i danni che ha causato. Ben vengano gli accoppiamenti selettivi delle specie a rischio”.

La riproduzione negli zoo degli esemplari più rari porta a due soluzioni: il ripopolamento, ovvero l’infoltimento di popolazioni a basso numero, oppure la reintroduzione, vale a dire la formazione di specie estinte in quell’ambiente naturale. “Ogni caso va però valutato nella sua peculiarità – tiene a specificare l’ingegner Pierlorenzo Florio, del Wwf, uno dei massimi esperti in materia -. Gli erbivori in genere non hanno problemi a nutrirsi. Devono solo pensare a non essere cacciati. Per l’infoltimento delle specie carnivore, invece, il discorso è più complicato: la loro alimentazione è attiva e non sempre vengono accettati. Se prendiamo un lupo nato in cattività e lo inseriamo nel parco d’Abruzzo, lo uccidiamo: anche se inizialmente integrato, prima o poi verrà divorato dal gruppo perché costituisce una minaccia. E lo stesso vale per i gorilla e gli scimpanzé. Forse per l’orango, che vive solitario e socializza con la specie solo nel periodo dell’accoppiamento, l’adattamento può essere più facile. Ma non è detto. Il ripopolamento e la reintroduzione sono operazioni molto delicate, soprattutto se l’esemplare proviene da molti anni di cattività”.

I programmi Eep, in collegamento con iniziative analoghe negli Stati Uniti, hanno anche il compito di mantenere il più bilanciato possibile il numero dei maschi e delle femmine coinvolte nel progetto. In questo modo si mantiene un’eguale rappresentanza genetica e i tratti selvatici originari inalterati per almeno 200 anni. Per raggiungere questo risultato sarebbe anche importante cominciare la riproduzione con molti soggetti “fondatori’’. In mondo da integrare la conservazione della specie ex situ, al di fuori del proprio ambiente, con quella in situ, laddove avviene normalmente. “Più che una scelta, direi che è una necessità – precisa Florio – derivante dal costo salato della riproduzione negli zoo. Un esempio? Qualche anno fa negli Stati Uniti si tentò l’accoppiamento del condor della California, una delle specie più minacciate. Ebbene, l’esperimento riuscì. Ma a caro prezzo: i piccoli condor andavano svezzati con dei topolini appena nati che sul mercato avevano un valore di circa 100 dollari”.

Attualmente i programmi di riproduzione in sperimentazione che rientrano nel protocollo Eep comprendono centinaia di specie a rischio. Tra questi la tigre siberiana, il leopardo delle nevi, l’orso dagli occhiali, il cercopiteco diana e l’okapi. In Italia molti giardini zoologici, su tutti quello di Roma, hanno già aderito alla World zoo conservation strategy. Il nostro paese si sta anche specializzando nella ricollocazione degli animali in ambiente naturale. Il parco della Torbiera, in Lombardia, rappresenta una delle metamorfosi più felici: la zona si è infatti trasformata da faunistica a luogo ideale per il reinserimento degli esemplari nati in cattività.

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