Il pensiero ridotto

John Cornwell (a cura di),
L’immaginazione della natura
Bollati Boringhieri 1997
pag. 291, L. 65.000

È possibile spiegare tutti i fenomeni biologici e mentali in termini di eventi fisici, come sostiene il riduzionismo scientifico classico? O piuttosto un’unica visione filosofica non è sufficiente per descrivere la natura? Per discutere su questo tema, un gruppo di scienziati, matematici e filosofi della scienza si è riunito al Jesus College di Cambridge nel settembre 1992. Dalle loro relazioni sono nati i tredici saggi di questo libro. Le posizioni emerse dal dibattito, alcune in netto conflitto fra loro, sono una sintesi utile per chi voglia farsi un’idea generale sulla questione e trovare spunti per uno studio più approfondito.

Tutti i punti cruciali della discussione sul determinismo sono argomentati da posizioni opposte: Peter W. Atkins, per esempio, che insegna chimica all’università di Oxford, riduzionista convinto, intitola la propria relazione “L’illimitato potere della scienza” mentre Gregory J. Chaitin, membro del Thomas J. Watson Research Center dell’Ibm di New York, sostiene, citando il teorema di incompletezza di Gödel e il successivo lavoro di Alan Turing, che la casualità esiste perfino nella teoria dei numeri naturali. La maggior parte degli interventi si occupa però degli ultimi sviluppi delle neuroscienze, dei problemi della coscienza e del rapporto mente-corpo. La prospettiva più innovativa sul riduzionismo è infatti rappresentata dall’attuale ricerca sullo studio della mente, soprattutto quando la psicologia, la filosofia della mente e le scienze cognitive incontrano le scienze fisiche.

I filosofi americani Paul e Patricia Churchland professano la loro fiducia nella possibilità di ridurre la psicologia alle neuroscienze, citando a favore della loro tesi esempi emblematici di riduzione fra due teorie, come quella operata dalla teoria di Newton nei confronti delle tre leggi di Keplero. Il premio Nobel per la medicina Gerald M. Edelman ritiene che per giungere a una vera comprensione del cervello e della mente, sia necessario abbandonare la convinzione che il cervello sia una macchina simile a un computer. Per Edelman infatti, è più vicino a un sistema darwiniano, in cui la variazione e la selezione all’interno di “popolazioni neurali” (gruppi di neuroni), nel corso della vita di un individuo, assumono un ruolo chiave per lo sviluppo del cervello stesso. Per sopravvivere nell’ambiente circostante, “un organismo deve ereditare oppure sviluppare criteri che gli permettano di separare il mondo in categorie percettive, in accordo con i suoi bisogni adattivi”.

La teoria sul funzionamento del cervello di Edelman, che descrive il comportamento, l’apprendimento, la memoria e la coscienza, come proprietà “emergenti”, cioè come conseguenza dell’attivazione di meccanismi selettivi fra gruppi di neuroni, viene approfondita nell’intervento di Oliver Sacks, neurologo noto anche per i suoi bellissimi saggi divulgativi. Per Sacks, il lavoro di ricerca di Edelman rappresenta “la prima vera teoria globale della mente e della coscienza, la prima teoria biologica dell’individualità autonoma”: secondo una metafora dello stesso Edelman, il cervello umano è simile a un’orchestra senza un direttore, in cui la musica è creata in modo collettivo dai singoli musicisti che, connessi gli uni agli altri, si accordano costantemente con i propri colleghi.

“E’ mia ferma convinzione che non si possa interpretare una persona in soli termini molecolari, fisiologici o di teoria dei campi”, conclude nel saggio finale Edelman, che dimostra come il funzionamento della mente modifichi il rapporto ordinario di causalità descritto dai fisici. Per questo Edelman auspica l’avvento di un nuovo Illuminismo fondato sulle neuroscienze. Come aveva detto nell’introduzione Freeman Dyson, professore di fisica all’Institute for Advanced Study di Princeton e autore tra l’altro di Turbare l’universo: “Ogni volta che introduciamo un nuovo strumento, seguono sempre nuove e inaspettate scoperte, perché l’immaginazione della natura è più ricca della nostra”.

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