Bentornato lupo

Dall’Italia centrale alla Francia, il lupo ce l’ha fatta. Dopo un secolo di assenza, la specie del Parco nazionale d’Abruzzo è tornata nell’habitat alpino. A documentarlo ci sono ora anche le prove filmate. Merito di un giovane naturalista, Stefano Polliotto, che ha ripreso branchi di lupi sulle Alpi, nell’alta Val di Susa, nei parchi naturali della Val Troncea e del Gran bosco di Salbertrand, in provincia di Torino. La presenza di questi animali sulle Alpi piemontesi è nota da qualche anno, e numerosi avvistamenti provengono anche dalla zona del parco francese del Mercantour, al confine con l’Italia. E si tratta ormai di una presenza stanziale: più volte sono stati visti i cuccioli.

Negli ultimi 10-15 anni, i lupi italiani hanno dunque regalato agli studiosi e a tutti i simpatizzanti uno spettacolare incremento. Erano poco meno di 250 negli anni ‘80, oggi sono circa 450. Un miracolo, oppure il risultato di una oculata protezione della specie? Lo abbiamo chiesto a Luigi Boitani, zoologo all’Università La Sapienza di Roma, collaboratore del “progetto lupo” del WWF e uno dei massimi esperti del lupo italiano.

“Non è un miracolo, ma il risultato di 25 anni di studi e di propaganda ambientalista, che hanno aiutato il lupo nostrano a “risalire la china” e a ripopolare i territori alpini. E infatti oggi sulle Alpi vivono circa venti animali”.

Ma questo nuovo “lupo alpino” è parente stretto di quello che vive nel parco nazionale d’Abruzzo? E com’è avvenuta la migrazione?

“Qualche gruppetto di lupi era sempre rimasto nelle zone liguri. Da questa regione, qualche individuo deve essersi spostato verso le Alpi, ed è probabile che in futuro arriverà anche in Svizzera. Spesso si fa riferimento alla popolazione abruzzese, perché è costituita da più esemplari che, di generazione in generazione, hanno infoltito le altre aree italiane. Per capire se si tratta di “parenti” bisogna comunque controllare la somiglianza genetica, analizzando esemplari morti o raccogliendo feci e altri resti organici”.

Sembra anche che il lupo stia abbandonando le discariche e le greggi come fonte di cibo, per tornare a cacciare i grandi erbivori selvatici. E’ vero?

“Certo. Il lupo si procura sempre i pasti tra le sue prede naturali, se ne ha la possibilità. Nei decenni scorsi, per l’alta densità abitativa e per mancanza di ungulati selvatici come cervi e caprioli, si era ridotto a mangiare gli spaghetti nella spazzatura. “Rapiva” gli ovini solo occasionalmente. Ma spesso era colpa di cani tornati allo stato selvatico”.

Insomma, finalmente tutti dalla parte del lupo?

“In Italia c’è una legge che protegge questo animale e ne vieta l’uccisione. Ma purtroppo ci sono ancora alcuni cacciatori che non ci fanno caso. E così, tra impallinati e morti per cause naturali va via ogni anno circa il 20 per cento dell’intera popolazione”.

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