Da Mendel a Dolly

Gilberto Corbellini
Le grammatiche del vivente
Editori Laterza, 1997, pp. 227, L. 45000

E’ un lungo viaggio attraverso la storia della biologia molecolare quello che propone Corbellini nel suo ultimo libro. Il racconto si snoda lungo i cento in cui questa disciplina si è straordinariamente sviluppata, creando raffinate tecnologie ed aprendo nuove prospettive nell’applicazione dei suoi risultati. Le intuizioni e gli errori di scienziati che hanno costruito la storia della biologia sono ricordate con accurate citazioni bibliografiche, e la ricostruzione degli eventi corre serrata. Corbellini ricostruisce il clima culturale degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli in cui si sono sviluppate le linee di ricerca fondamentali: la duplicazione del Dna, la decifrazione del codice genetico, l’individuazione dei complessi passaggi biochimici che portano a trascrivere in Rna l’informazione genetica del Dna e infine a tradurla in proteine. Anni in cui i risultati ottenuti all’Istituto Pasteur si integrano con quelli in arrivo dai laboratori inglesi e americani, in cui le ricerche su materiali diversi (batteri, batteriofagi e cellule tumorali) si strutturano in un discorso logico – e non solo biologico – a più voci, in cui si mettono a confronto ipotesi, metodologie, e dati sperimentali ottenuti da scuole di pensiero diverse, nelle diverse parti del mondo.

Dagli anni Settanta a oggi, i risultati si susseguono a ritmo vertiginoso, travalicando lo specifico della biologia, offrendo nuove possibilità alla medicina ma ponendo anche i primi problemi di bioetica. Risale proprio al 1973 la clonazione del primo Dna ricombinante, che apriva la via alla sintesi di grandi quantità di proteine, di interesse medico e scientifico. Iniziavano così le esperienze di ingegneria genetica, fondamentali per la diagnosi e forse per la terapia di malattie genetiche individuate in età prenatale.

Sempre in quegli anni si identifica la sequenza dei nucleotidi che compongono differenti geni e, nel 1990, si cominciano a definire le collaborazioni internazionali necessarie per decifrare interamente il nostro Dna, secondo il Progetto Genoma Umano. Il rapido susseguirsi di esperimenti che mettono in luce nuovi aspetti strutturali e funzionali del Dna, porta a coniare nuovi termini: il linguaggio biologico diventa difficile, specialistico, comprensibile solo da chi padroneggia bene l’intreccio delle varie problematiche. E anche per questo, leggendo il libro, si sente spesso il bisogno di un breve elenco di definizioni.

Dalla biologia molecolare hanno avuto origine anche il filone dell’ingegneria genetica e quello delle biotecnologie. Forse avrebbe fatto bene Walter Gilbert, uno dei biologi molecolari “storicamente” più rappresentativi, ad approfondire ciò che afferma nell’epilogo di questo libro: “Tutti i processi sperimentali di clonazione, amplificazione e sequenziamento del Dna sono diventate tecniche da libro da cucina”. Per esempio, sarebbe stato utile rivolgere uno sguardo ai luoghi, alle metodologie e ai finanziamenti necessari alla ricerca.

Negli ultimi anni, infatti, l’organizzazione dei laboratori e la qualità della strumentazione sono radicalmente cambiate. La nascita di grandi industrie di biotecnologie, interessate soprattutto agli aspetti applicativi di questo nuovo settore, condiziona pesantemente la biologia di stampo teorico. La competizione è elevatissima, e anche per questa ragione, probabilmente, l’elaborazione concettuale dei dati empirici non ha quasi più il tempo materiale per svilupparsi.

Il libro si conclude, naturalmente, con un capitolo sulle applicazioni etiche legali e sociali della biologia molecolare. Le reazioni della società alle proposte che verranno dalle nuove conoscenze (per esempio da quella del Genoma Umano), non sono realmente prevedibili; ma sembra già parecchio difficile, oggi, orientare o contenere le aspettative delle persone e le speranze in terapie che hanno bisogno di molta sperimentazione prima di poter entrare nell’uso corrente.

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