Tutti i tentacoli dell’eco-piovra

Un reato contro il territorio ogni venti minuti, oltre cento associazioni malavitose interessate, 207.000 abitazioni abusive costruite negli ultimi quattro anni, per un mercato illegale annuo di almeno 33.000 miliardi. Questi i dati salienti del “Rapporto ecomafia ‘98” su criminalità organizzata e illegalità ambientale, presentato il 18 marzo a Roma da Legambiente. Il desolante quadro è stato costruito incrociando gli studi dell’associazione ambientalista con i dati della commissione parlamentare d’inchiesta e con le informazioni provenienti dagli organi impegnati ogni giorno su questo tipo di traffici: il Nucleo operativo ecologico, il Corpo forestale dello Stato, la Guardia di Finanza e la Pubblica sicurezza.

Dal rapporto emerge un dato allarmante: mafia, camorra, ‘ndrangheta e Sacra corona unita hanno ormai allargato i loro interessi illeciti sull’ambiente. Ai traffici di droga, armi, usura ed estorsioni, queste cosche hanno infatti aggiunto quelli dei rifiuti, delle discariche abusive e delle cave fuorilegge. Ma non finisce qui: le ecomafie di fine millennio si sono infiltrate anche negli appalti pubblici, come i cantieri dell’alta velocità nel meridione d’Italia, e nel mercato delle costruzioni fuori norma. Dal ‘94 ad oggi le abitazioni abusive hanno coperto una superficie complessiva pari a 29 milioni di metri quadrati di cemento (di cui il 76,3 per cento al sud). Il mercato dell’edilizia sporca sarebbe ormai quasi completamente gestito dai racket malavitosi.

Ma da cosa trae origine questo nuovo intreccio tra crimini ambientali e fenomeni illeciti tradizionali? Durante la discussione del rapporto, la risposta è stata unanime: nella mancanza della nozione di “reato contro l’ambiente” nel Codice Penale. “Oggi l’Italia è l’unico paese industrializzato dove un trafficante di scorie può permettersi di essere fermato su un camion pieno di rifiuti radioattivi e non essere condannato – spiega Enrico Fontana, responsabile settore ambiente e legalità di Legambiente – mentre per lo stesso reato di minaccia alla salute, negli Stati Uniti si rischiano pene sino a 15 anni. In Spagna e Germania questo tipo di infrazioni di legge è presente addirittura in due codici penali”.

Messi sul banco degli imputati, i rappresentanti dello Stato assicurano però che è ora di voltare pagina, rendendo più severe le sanzioni contro i reati maggiori. “E’ inammissibile che in Italia sia considerato più grave il furto di un orologio che non l’inquinamento di una falda”, risponde il ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. “Per arginare il fenomeno crescente delle ecomafie – continua Ronchi – stiamo cercando di ‘prosciugare lo stagno’ dello smaltimento illegale dei rifiuti, disincentivando la discarica e incentivando il riciclaggio e la raccolta differenziata. Inoltre abbiamo stroncato ogni idea di condono, dando il via alle demolizioni di costruzioni abusive”.

Un punto, quest’ultimo, sul quale si discuterà anche al prossimo consiglio dei ministri. La discussione del disegno di legge sarà una tappa fondamentale, cui guarderanno con attenzione anche tutti gli altri paesi colpiti dalla piaga dell’abusivismo edilizio. “Per loro sarà curioso – spiega il sottosegretario agli Interni Vito Sinisi – scoprire come una delle realtà più aggredite dal fenomeno dell’ecomafia abbia deciso di reagire alla distruzione organizzata dell’ambiente”. E persino il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ci tiene a sottolineare il proprio “sostegno a quanti si battono per questi essenziali obiettivi di civiltà”.

Per la prima volta, Legambiente ha anche fatto uno screening dell’illegalità ambientale regione per regione. Nella speciale classifica sono stati inseriti svariati illeciti: dallo smaltimento illegale di rifiuti alle emissioni non controllate in atmosfera, dagli scarichi idrici al racket degli animali e delle scommesse clandestine sui combattimenti tra i cani pit-bull. La maglia nera spetta alla Campania, con quasi seimila infrazioni accertate e 2890 persone denunciate, mentre la prima regione del nord Italia, la Lombardia, è solo al quinto posto. La regione più “pulita” sarebbe invece il Trentino, con sole 22 infrazioni e 33 denunce.

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