Computer, eterno secondo

    Sono già infinitamente più veloci degli umani nell’eseguire i calcoli. L’anno scorso il loro campione Deep Blue ha battuto il nostro, Garry Kasparov, in una sfida mondiale di scacchi. E ora sanno anche apprendere dai loro errori. Insomma, è plausibile prevedere, come fa Roger Penrose, che un giorno saremo superati dai computer? La risposta a questa domanda, un po’ inquietante, la fornisce Donald Gillies, professore di Filosofia della scienza e della matematica al King’s College di Londra, durante una conferenza tenuta nei giorni scorsi all’Università “La Sapienza” di Roma. Un’occasione per parlare con Gillies anche del suo ultimo libro, appena uscito in Italia per Raffaello Cortina editore, con il titolo “Intelligenza artificiale e metodo scientifico”.

    Professor Gillies, è d’accordo con Penrose nel dire che i computer potrebbero in futuro superare l’uomo?

    “No, anche se lo sviluppo dell’intelligenza artificiale negli ultimi 40 anni è stato straordinario, gli uomini, in quanto costruttori delle macchine, manterranno sempre una superiorità sulle loro creature. Certo, i risultati di oggi non erano neanche lontanamente immaginabili agli inizi delle ricerche e alcuni scienziati, come appunto Roger Penrose, pensano che nel futuro i computer domineranno gli uomini. A guardare lo sviluppo del passato, la sua tesi che l’intelligenza artificiale possa erodere una superiorità umana finora unica potrebbe sembrare fondata. Tuttavia non penso che le cose andranno in questo modo”.

    Ma già oggi ci sono calcolatori in grado di superare l’uomo, come Deep Blue che ha battuto il campione mondiale di scacchi Kasparov. In che senso quindi l’uomo sarà sempre superiore al computer?

    “Si è vero, i computer sono diventati bravi giocatori di scacchi ed essere bravi giocatori di scacchi è considerato segno di grande intelligenza. Ma gli scacchi sono solo un gioco, uno solo dei possibili campi di applicazione dell’intelligenza umana. Basta la vittoria di Deep Blue a rendere la macchina superiore? Io credo che sia difficile dare una definizione precisa di cosa siano l’intelligenza e il pensiero umani. E quindi stabilire in cosa consista la superiorità intellettuale delle macchine sugli uomini: in alcuni campi, come il calcolo delle divisioni, o se si vuole il gioco degli scacchi, i computer sono già molto più efficienti di noi, ma non si può parlare di superiorità in senso assoluto. E comunque, anche ammettendo una superiorità intellettuale delle macchine, l’uomo avrà sempre un altro tipo di superiorità: quella politica”.

    Scusi, cos’è la superiorità politica?

    “L’inferiorità delle macchine deriva dal fatto che i computer sono stati ideati e costruiti dagli esseri umani per risolvere dei problemi precisi. Se un computer non riesce a portare a termine il suo compito, viene programmato nuovamente in modo da soddisfare meglio le richieste del programmatore. Ma i computer non possono fronteggiare l’emergere di problemi inattesi: una volta costruito un computer per risolvere alcune situazioni, diciamo A-B-C, può accadere che nel corso della risoluzione “emergano” altre situazioni, X-Y-Z, che il computer non è in grado di risolvere. Esiste quindi una relazione di potere e dominanza che non verrebbe affatto alterata se i computer diventassero superiori all’uomo per qualche caratteristica del pensiero. Il fatto che le macchine eseguano i calcoli meglio di noi non ci impedisce di disattivarle quando lo riteniamo più opportuno”.

    Lo straordinario sviluppo dei computer ha inciso profondamente nella nostra vita quotidiana, così come nel nostro modo di pensare, addirittura di parlare. E’ possibile, secondo lei, individuare segni di questa influenza nella filosofia della scienza?

    “Certamente sì, la filosofia della scienza ha acquisito nuovi argomenti dal dibattito sull’informatica. Per esempio possiamo guardare con nuovo interesse alla polemica fra induttivismo di Bacone e falsificazionismo di Karl Popper, tesi fondamentali per lo sviluppo del metodo scientifico. Bacone pensava che il metodo scientifico dovesse procedere per accumulazione di dati, mentre per Popper la scienza avanza attraverso la falsificazione delle teorie. Secondo me, alcuni sviluppi dell’intelligenza artificiale come il “machine learning”, hanno portato nuovi elementi per questa discussione. Oggi i computer possono essere programmati in modo che riescano a ricavare leggi generali a partire da alcuni dati e conoscenze di base. Queste macchine lavorano proprio secondo l’induzionismo di Bacone, e questa è la dimostrazione che solo con lo sviluppo dei computer il metodo meccanico di pensare auspicato da Bacone ha potuto concretamente realizzarsi. Allo stesso tempo, però, Popper non aveva torto quando negava, prima del 1970, che l’induzione baconiana facesse parte dei procedimenti effettivamente impiegati nella ricerca scientifica. Quello che sosteneva era vero per la scienza com’era praticata fino ad allora. Come l’uso degli strumenti di osservazione ha modificato il modo di essere della scienza, così lo sviluppo dei computer e dell’intelligenza artificiale muterà la scienza in modo da rendere l’induzione baconiana una parte consolidata delle procedure scientifiche”.

    Insomma, lo sviluppo tecnologico influenza il pensiero filosofico. Ma può succedere anche il contrario?

    “Direi proprio di sì. Questo è proprio l’argomento della seconda parte del mio libro. Molti filosofi, a partire da Lucas, pensano che la superiorità della specie umana sul computer si possa fondare sui teoremi di incompletezza di Gödel, un risultato matematico ma di profondo interesse filosofico. Questi teoremi affermano che dato un sistema formalizzato, non si possono dimostrare tutte le proposizioni del sistema stesso basandosi solo su elementi interni al sistema. Quindi qualsiasi sistema formalizzato, per esempio un computer, è incompleto. La forza dell’uomo sarebbe proprio il fatto che la mente, al contrario di una macchina, non è formalizzabile: non è traducibile in un insieme di regole. La polemica va avanti da molti anni, e secondo me è uno dei dibattiti più interessanti della filosofia moderna. Tuttavia credo che non si possa basare la superiorità dell’uomo sui teoremi di Gödel. La mia versione modificata dell’argomento di Lucas è che la superiorità politica umana rispetto ai computer esiste perché gli uomini li disegnano e li costruiscono per raggiungere scopi umani”.

    Professor Gillies, quale pensa che sarà il futuro del rapporto fra uomo e macchina?

    “Se il mio ragionamento è giusto, il progresso della tecnologia dei computer non eliminerà mai la necessità del pensiero umano. E’ invece probabile che il pensiero umano si sposterà continuamente da problemi correnti verso problemi nuovi e completamente diversi. Sono quindi ottimista: è molto più probabile che gli sviluppi dell’intelligenza artificiale stimolino il pensiero umano piuttosto che renderlo superfluo”.

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