Numeri da ridere

Gabriele Lolli
Il riso di Talete. Matematica e umorismo
Bollati Boringhieri
Torino 1998, 18.000 lire

Il riso di Talete è il riso del matematico, che suona come rivalsa nei confronti della serva tracia, la quale, ci racconta Platone nel “Teeteto”, commentò divertita la caduta di Talete in una buca dicendo “Tu cerchi di sapere quello che è in cielo e intanto non vedi quello che c’è sulla terra”. Per sfatare il cliché del matematico incapace di emozioni, freddo ed estremamente cerebrale, Gabriele Lolli, professore di logica matematica all’Università di Torino, ha raccolto aneddoti, barzellette, paradossi che aprono uno squarcio ludico sul mondo della matematica. E dei matematici. Che ritroviamo distratti come ce li eravamo immaginati (è gustoso l’aneddoto su Norbert Wiener il quale, essendosi perso nel nuovo quartiere dove aveva traslocato, chiede indicazioni a una ragazza per strada, senza riconoscere che è sua figlia), ma anche autoironici e giocherelloni. Cosa che era in parte già nota, come nel caso del reverendo Charles L. Dodgson – più conosciuto con il nome di Lewis Carroll e di cui ricorre il centenario della morte – il quale curava una rubrica di bizzarri rompicapi logici e matematici su un mensile per ragazzi (recentemente pubblicati da Archinto sotto il titolo “Un racconto aggrovigliato”, con una prefazione di Stefano Bartezzaghi).

Dopo aver dimostrato che i matematici sanno ridere di sé, confezionando una specie di “Dizionario dei luoghi comuni matematici”, contenente vezzi e tic professionali, Lolli dedica gran parte della trattazione all’esposizione dei paradossi. Etimologicamente “paradosso” significa “contro l’opinione corrente”, “contro l’apparenza” e l’aspetto più eclatante che emerge dal libro è proprio l’insensatezza del senso comune, che Einstein definiva come l’insieme dei pregiudizi che ognuno ha assorbito fino all’età di diciotto anni. Per destreggiarsi tra affermazioni paradossali e problemi apparentemente insolubili il matematico deve essere creativo o, meglio, trasgressivo. La mancata soluzione, infatti, è spesso dovuta a quella che gli psicologi chiamano fissità funzionale, cioè l’assunzione di limitazioni non menzionate nelle ipotesi e l’incapacità di uscirne. Per esempio, provate a unire tra loro i nove punti qui sotto con quattro segmenti senza staccare la matita dal foglio. Non ci riuscirete finché non uscirete con la matita dall’interno del quadrato, cosa che del resto non vi era stata proibita. Lolli sottolinea la valenza didattica e pedagogica di un approccio divertente e divertito alla matematica, dove le dimostrazioni per assurdo sono trucchi di magia e le definizioni per induzione dei giochi di prestigio.

Ma tra barbieri che radono tutti coloro che non si radono da soli, cretesi che dicono “Io sto mentendo”, italiani che rischiano di essere cacciati dall’Italia in quanto extracomunitari (il libro è stato scritto alla fine del 1995, quando era incerta l’entrata in Europa dell’Italia e quindi, in base al decreto Dini, gli italiani rischiavano di essere espulsi!), il lettore prova talvolta un senso di vertigine, e la sensazione che lo si voglia stupire più che condurre per mano fra giochetti e tranelli logici. Alcuni paradossi o indovinelli vengono infatti solo enunciati, lasciando chi non è esperto con un senso di inadeguatezza, se non di frustrazione.

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