Cinesi d’Italia

Antonella Ceccagno
Cinesi d’Italia, storie in bilico tra due culture
Manifestolibri, 1998, pp 155, Lire 22.000

Sono 35 mila i cinesi ufficilamente presenti in Italia. Una cifra destinata a crescere: sia perché l’ultima legge sull’immigrazione permetterà a molti clandestini di rientrare nella legalità, sia perché molti minori stanno entrando in Italia per congiungersi ai genitori. Ma nonostante i numeri, la comunità cinese resta per molti aspetti un mondo ancora chiuso e misterioso: sappiamo poco dei cinesi e ancora meno di come questa gente ci vede.

Ecco dunque l’interesse di questo Cinesi d’Italia, che nasce da un dialogo ininterrotto di tre anni con decine di uomini e donne, immigrati cinesi nel nostro paese. Un confronto che Antonella Ceccagno, sinologa e direttrice del Centro di ricerca e servizi per l’immigrazione di Prato, ha ricostruito in queste pagine, piacevoli e veloci da leggere. E l’origine del volume – il dialogo, appunto – permea tutta la lettura. Questo, infatti, è un saggio particolare: “raccontato” oltre e più che “spiegato”. Sono gli stessi cinesi di Roma, Firenze o Prato a raccontarsi, a parlare di sé, del loro modo di vivere, della loro organizzazione familiare, sociale e lavorativa, dell’impatto, spesso deludente, con il nostro universo culturale, così lontano da quello d’origine. Sono sempre loro, poi, a parlare di noi (e questa forse è la parte del libro che incuriosisce di più il profano), di come ci vedono, di come interpretano i nostri gesti, toni, le nostre azioni e le nostre leggi, i nostri comportamenti nei sentimenti e nelle amicizie.

Il volume è diviso in tre parti, ognuna introdotta da una leggenda o una storia cinese. Nella prima – “Vita in Italia” – l’autrice descrive la comunità, ai nostri occhi così chiusa e omogenea. La scopriamo invece più diversificata e complessa di quanto immaginiamo. Diversificata per provenienza sociologica (i cittadini dai contadini) o geografica (le regione interne o periferiche della Cina), con ruoli ben distinti tra uomini e donne all’interno sia della famiglia sia della comunità. E scopriamo quanto tutte queste differenze di origine continuino ad agire anche qui in Italia, in una comunità piena di contraddizione e di contrasti. Così il lettore, attraverso tante storie vissute, entra in contatto un’umanità spesso delusa da una realtà di lavoro durissimo, molte volte alle dipendenze di altri connazionali.

In “Dinamiche interculturali nel Belpaese”, la seconda sezione del libro, i cinesi non parlano più di loro stessi ma di noi. Come Fan Hongying, una giovane che risiede a Roma da qualche anno e che pratica la medicina tradizionale cinese: “Gli italiani si parlano addosso. In Italia si dicono dieci frasi per dire una cosa sola”. E si stupisce della nostra mimica facciale perché “per un cinese muovere troppo gli occhi o la bocca quando si parla, agitarsi troppo è segno di maleducazione”. E poi in Italia, “tutti sono amici di tutti, hai appena conosciuto uno e già lo definisci tuo amico. Da sconosciuti si passa direttamente a essere amici”. Insomma, un piccolo ritratto dell’”italian way of life” di fine millennio.

Il volume si chiude con la sezione “Doppio misto”, dedicata al delicato tema dei rapporti tra uomini e donne occidentali e cinesi che si incontrano e non sempre si capiscono. Leggiamo per esempio storie di donne cinesi che raccontano del savoir faire degli uomini italiani, ma anche dei malintesi e delle delusioni. Poi ci sono le pagine di un diario, scritte quindici anni fa da un’italiana, che descrive la sua storia d’amore con un cinese e che oggi quel cinese commenta. Vicende che mostrano le profonde differenze tra le due culture, ma pure come nell’ultimo decennio le cose stiano cambiando anche nell’universo cinese.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here