E’ una donna il terzo uomo?

C’è grande curiosità nella cattedrale di Palermo. Nel sarcofago di Federico II di Svevia (1194-1250) c’è un corpo che potrebbe essere quello di una giovane e misteriosa donna. L’ipotesi era stata già avanzata, ma subito scartata, nel 1781, in occasione di una delle esplorazioni della tomba. Ma quello strano triangolo che si disegnava nell’urna reale – il sarcofago contiene infatti un terza salma, quella di Pietro d’Aragona – era forse troppo inquietante per l’epoca, e così quei resti furono attribuiti al Duca D’Atene. Oggi, però, con la riapertura della tomba – avvenuta il 2 novembre scorso per la quarta volta nell’ arco di sette secoli – la scienza è tornata a sostenere con forza l’ipotesi di una presenza femminile accanto al corpo dell’imperatore. E’ quindi una storia tutta da riscrivere? Chi è quella fanciulla – sicuramente una principessa – che ha avuto il grande onore di condividere, a quei tempi, il sepolcro di un sovrano? Galileo ha chiesto a Rosalia Varoli Piazza, responsabile del progetto scientifico per l’esplorazione della tomba di Federico II e storica dell’arte all’Icr (Istituto centrale del restauro), di svelarci i risultati delle ultimi rilievi.

Che cosa vi fa pensare che che uno dei tre scheletri in quel sepolcro appartiene ad una donna?

“Attraverso le radiografie effettuate sul cranio della terza salma abbiamo capito subito che si trattava di una persona giovane. Certamente potrebbe essere una donna, ma anche un giovane uomo; tutti gli studiosi, però, propendono per l’elemento femminile. Le attuali indicazioni scientifiche ci consentono di fare solo delle ipotesi, non di avere certezze. Per avere la certezza assoluta, che è una donna, abbiamo bisogno di trovare o le ossa del bacino o effettuare l’analisi del Dna ”.

Pensate di trovare ancora le ossa del bacino della “Donna”?

“Questo è un problema. La situazione della terza salma è abbastanza compromessa. Nel sarcofago nel fondo c’è Federico II. Sopra di lui, posto con una certa cura a sinistra, c’è il sacco che contiene i resti del figlio Pietro II D’Aragona. L’altro sacco a destra, lo abbiamo trovato aperto e le ossa sono scomposte. Probabilmente durante la ricognizione del 1781 deve essere successo qualcosa. Per il momento non siamo arrivati ancora a conoscere in che stato si trova il bacino della presunta donna. La nostra filosofia e metodologia è di documentare prima di toccare qualsiasi cosa per non perdere importanti tracce storiche”.

Professoressa, come spiega la presenza femminile in una tomba così importante?

“Questo è un bel problema. Soprattutto una donna nel sarcofago di un grande imperatore e proprio in quel periodo in cui la donna era poco considerata. Certamente, se le analisi confermeranno le nostre ipotesi, questa donna scatenerà delle grandi curiosità”.

Il secondo coinquilino è Pietro II d’Aragona. La sua identità è sicura?

“Gli storici, basandosi sui documenti antichi, sono abbastanza certi. Non c’è motivo di dubitare ma un’ulteriore verifica è opportuno farla.”

Sono emerse altre novità importanti dalla ricognizione?

“Con le radiografia abbiamo visto bene la spada di Pietro II d’Aragona, anche se è spezzata in due parti. Mentre la spada di Federico II di Svevia non l’abbiamo ancora individuata perché si trova sotto il famoso sacco del terzo inquilino che è, ripeto, così scomposto e compromesso che prima di fare qualsiasi altra operazione dovremmo fare una seconda fotogrammetria. Purtroppo ancora non abbiamo potuto prelevare il Dna di Federico II, perché le parti in cui è possibile farlo sono il piede sinistro e la testa. Ma in entrambi abbiamo riscontrato dei grandi problemi. Non era opportuno, secondo i medici, neanche andare a fare un prelievo del palato perché e completamente nero a causa degli elementi di mummificazione.Importanti sono state anche le analisi condotte dai biologi, da cui è emerso che nella tomba non esiste nessun attacco microbiologico. Mentre gli entomologi hanno ritenuto opportuno fare una disinfestazione che si sta effettuando proprio in questi giorni. In seguito procederemo con l’analisi dei frammenti di tessuto che abbiamo preso, con i frammenti di bronzo e con la terra fuoriuscita dal globo d’oro riposto nella tomba insieme a Federico II di Svevia” .

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