Endostatina, ora tocca all’uomo

Ancora quattro mesi e poi potremo sapere se il metodo anticancro di Judah Folkman funziona davvero. Dopo anni di successi, smentite e clamori, l’endostatina, uno dei due inibitori del processo di formazione dei vasi sanguigni tumorali scoperti dal professore di Harvard, il prossimo settembre uscirà dai laboratori, dove ha dato risultati ottimi sui topi, ed entrerà negli ospedali, dove finalmente verrà testata sull’uomo. E nel gennaio del 2000 lo stesso accadrà all’angiostatina, la seconda creatura di Folkman. La notizia è stata data lo scorso 10 maggio al convegno romano “La brevettabilità del materiale vivente tra scienza ed etica”. In quella stessa occasione l’Accademia nazionale di medicina ha conferito a Judah Folkman il premio internazionale Chirone per la ricerca biomedica.

Ma facciamo un passo indietro. Dagli anni ‘70 Folkman – attualmente professore di Biologia cellulare alla Harvard Medical School di Boston – è impegnato nello studio dell’angiogenesi nei tumori, cioè del fenomeno con cui il cancro attiva la formazione di nuovi vasi sanguigni per alimentare la propria crescita. Ma solo da un paio di anni le sue ricerche hanno abbandonato le pagine delle riviste scientifiche conquistando l’onore delle cronache profane. Era il 1997, infatti, quando un articolo del New York Times descriveva per grandi linee la geniale ipotesi del ricercatore americano: il cancro si poteva attaccare utilizzando sostanze – come l’endostatina e l’angiostatina, appunto – che impediscono la formazione dei vasi sanguigni che nutrono le masse tumorali. Oggi, grazie soprattutto all’intuizione dello scienziato di Harvard, solo negli Stati Uniti si stanno studiando 20 inibitori dell’angiogenesi. Sei di questi sono già in fase 3 di sperimentazione. E uno, l’interferone-alfa, che ha dato risultati promettenti nei meningiomi dei bambini, potrebbe essere approvato dalla Food and Drug Administration in tempi brevi.

Ma come e dove si svolgeranno i test umani sull’endostatina? E quanto ci vorrà per avere i primi risultati? In occasione della sua premiazione Judah Folkman ha accettato di incontrare la stampa. Chiarendo dubbi, ma anche, nello stile misurato che lo contraddistingue, spegnendo eccessivi entusiasmi.

Professor Folkman, a settembre partirà la sperimentazione dell’endostatina sugli esseri umani. Si tratterà di studi preliminari, per verificare l’eventuale tossicità della proteina. Quali centri e quanti pazienti verranno coinvolti nel programma?

“Inizialmente parteciperanno solamente due centri, entrambi molto prestigiosi: uno è a Houston, in Texas, e l’altro a Madison, nel Wisconsin. E verranno reclutati 20-30 pazienti, tutti adulti sui quali le altre cure, la chemio e la radioterapia, hanno fallito. Non è escluso che in futuro, quando avremo più informazioni sulla tossicità del farmaco, entreranno a far parte della sperimentazione anche i bambini”.

Esistono numerose tipologie di tumore. Crede che l’endostatina avrà su tutte la stessa efficacia o si comporterà in maniera diversa a seconda del tipo cancro?

“Non ci aspettiamo una diversa efficacia del farmaco, quanto piuttosto la necessità di un diverso dosaggio. Come abbiamo riscontrato sui topi, ci sono tumori per i quali è richiesta un dose più alta di sostanza, perché il processo di formazione di nuovi vasi è più veloce. Sempre negli animali, comunque, abbiamo osservato che all’aumento del dosaggio non corrisponde un parallelo inasprimento degli effetti collaterali”.

Quanto durerà la sperimentazione?

“Nessuno può prevederlo esattamente. La sperimentazione sugli esseri umani consiste di tre diversi stadi, ognuno dei quali richiede tempi lunghi. E quella che inizierà tra qualche mese è solo la prima fase. In ogni caso è la Fda, che decide se interrompere la sperimentazione e in quale stadio. E questo dipende anche dai risultati che via via si ottengono. In ogni caso, è certo che bisognerà aspettare anni per avere una risposta definitiva”.

Professor Folkman, cosa prevede per il futuro? Gli inibitori dell’angiogenesi potranno un giorno sostituire le attuali terapie anticancro?

“Non credo che sostituiranno quello che già c’è. Ritengo piuttosto, che una volta approvati e commercializzati, affiancheranno le terapie antitumorali tradizionali: la chemioterapia, la radioterapia”.

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