Come ti prevedo l’alluvione

Migliorare le previsioni meteo per segnalare in tempo il pericolo di alluvioni, frane, e valanghe: questo è l’obiettivo degli oltre duecento tra scienziati e tecnici, coinvolti in Map (Mesoscale Alpine Programme). Si tratta di un progetto internazionale per mettere a punto un sistema in grado di prevedere – con largo anticipo e con un buon grado di certezza – le precipitazioni intense nelle regioni montuose, laddove le grandi piogge si possono rivelare particolarmente pericolose. Al Mesoscale Alpine Programme partecipano la Francia, la Svizzera, la Germania, l’Austria, la Slovenia, la Croazia, gli Stati Uniti, il Canada, la Nuova Zelanda, il Regno Unito, la Grecia e la Slovacchia. E, naturalmente l’Italia, attraverso il Cnr e l’Aeronautica militare.Dopo quattro anni di studi, il progetto è ora entrato nella fase operativa, l’Intensive Observation Periods (Iop): tra il 7 settembre e il 15 novembre, satelliti, speciali aerei attrezzati, sonde e radar hanno raccolto una enorme quantità di dati sulle perturbazioni di passaggio. E, questi dati sono stati rilevati proprio sopra il territorio italiano e Galileo ha chiesto a Vincenzo Levizzani, ricercatore del Cnr e tra i coordinatori di Map, di raccontarci cosa sta avvenendo nei nostri cieli.

In queste settimane aerei e radar francesi, tedeschi e italiani volano sulle Alpi per raccogliere dati sulle perturbazioni atmosferiche. Siete soddisfatti dei primi risultati?

“Certamente: gli eventi meteorologici osservati ci hanno fornito una vasta mole di dati su cui lavorare. Finora, sono stati effettuati otto Intensive Observation Periods, in concomitanza con eventi metereologici particolarmente interessanti. L’ultimo, che è in corso proprio in questi giorni, ci darà delle informazioni utili soprattutto sulle precipitazioni intense, che si verificano a sud delle Alpi. Tutte le misurazioni vengono effettuate in aree particolari, le Target Area, come la zona del Lago Maggiore, dove le forti piogge e gli alluvioni sono frequenti. Ma per avere i risultati finali, serve un gran lavoro di analisi e si dovrà attendere ancora qualche anno”.

In concreto, quali risultati sperate di ottenere?

“Previsioni meteo più precise e fornite con maggior anticipo rispetto a quelle attuali. Al momento possiamo prevedere una precipitazione circa 48 ore prima che avvenga. L’obiettivo è naturalmente di fornire tempi di allerta più lunghi per eventi di piena e altri fenomeni collegati in modo che la Protezione civile, o gli enti preposti al controllo del traffico aereo, marittimo e terrestre abbiano più tempo per prevenire i possibili danni”.

Come mai per le ricerche sul campo è stata scelta propria la zona alpina italiana?

“Perché è una regione importante per lo studio di fenomeni come piogge, temporali, venti, turbolenza atmosferica, cicloni, da cui possono derivare eventi catastrofici quali alluvioni, frane, e valanghe. E poi nella regione alpina è dislocata una rete di stazioni meteorologiche unica al mondo”.

Che strumenti avete utilizzato per raccogliere i dati?

“Stiamo impiegando la più avanzata strumentazione disponibile nei settori della meteorologia. Durante le campagne di osservazione si eseguono voli con speciali aerei, lanci di palloni sonda ogni sei ore e, in casi particolarmente interessanti, anche ogni tre ore. Mentre una serie di radar Doppler è stata posta sul campo per lo studio della struttura e della composizione dei sistemi nuvolosi con tecniche innovative per la misura della precipitazione. La Francia ha messo a disposizione un radar verticale, un cosiddetto profiler che funziona sulle frequenze radio Uhf e Vhf, per studiare i venti e l’umidità fino agli strati più alti dell’atmosfera. Questi dati vengono integrati con quelli della rete fissa dei radar meteorologici italiani, impegnata nel monitoraggio dei sistemi precipitanti”.

Come funziona la collaborazione tra i paesi coinvolti nel progetto?

“In questa fase il quartier generale di Map ha sede a Innsbruck, in Austria, e controlla tutte le operazioni. In base alle previsioni meteorologiche in suo possesso decide l’inizio delle campagne di osservazione. Il centro di Innsbruck è sempre in collegamento con la base militare di Linate a Milano, dove si trova invece il Project Operative Center, che è incaricato di sovrintendere alle operazioni nell’area del Lago Maggiore e di raccogliere tutti i dati rilevati a terra dalla rete radar fissa e da quella dislocata sulle Alpi. Oltre ai risultati scientifici, Map è servito a dimostrare ancora una volta che vari paesi riescono a lavorare bene insieme, soprattutto quando le ricerche sono così importanti e utili a tutti”.

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