Darwin dietro le quinte

Quasi trecento pagine di lettere scritte dal celebre naturalista Charles Darwin che vanno dal 1825 al 1859. Una testimonianza di assoluto valore che consente di ricostruire le tappe della sua vita, segnata prima da quei cinque anni a bordo del Beagle, la nave con la quale Darwin fece il giro del mondo, e poi dall’elaborazione della sua teoria evolutiva. Ecco alcuni stralci di “Lettere 1825-1859” (Raffaello Cortina Editore 1999).

Le scarse ambizioni di un giovane inconcludente

La storia del giovane Charles Darwin comincia con un ragazzo un po’ svogliato, ozioso e non particolarmente portato alla disciplina, che invece di studiare medicina – a Edimburgo, nel 1825 – si dedica a impagliare uccelli. Due anni dopo, abbandonate le velleità di diventare medico, si iscrive al Christ’s College di Cambridge, sperando di essere almeno un buon prete. Ma anche in questo caso l’interesse per la storia naturale, la geologia e l’entomologia hanno la meglio.

Il 24 agosto 1831, John Stevens Henslow, professore di botanica che aveva incoraggiato Darwin nei suoi interessi, lo raccomanda per la spedizione naturalistica del Beagle: “L’ho dichiarato in base al presupposto che siete un Naturalista rifinito a tutti gli effetti, ampiamente qualificato per raccogliere, osservare e annotare qualsiasi cosa sia degna di essere notata in Storia naturale”.

Caro Darwin ti scrivo: on line la corrispondenza del padre della teoria dell’evoluzione

L’opposizione del padre di Darwin, preoccupato per la proverbiale inconcludenza del figlio, rischia di mandare a monte i sogni del giovane naturalista, ma l’intervento dello zio Jos segna una battuta a suo favore: “L’impresa sarebbe inutile per quanto riguarda la professione, ma poiché egli è un uomo di vasti interessi, gli offrirebbe un’opportunità di vedere uomini e cose quale capita a pochi”.

L’imbarco sul Beagle

Il 5 settembre 1831, ormai pronto a partire, Darwin scrive alla sorella Susan: “C’è un momento culminante nelle vicende degli uomini, e io l’ho sperimentato, mentre vi avevo completamente rinunciato fino all’una di oggi”. Con quel viaggio tutta la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. I termini con cui descrive al padre la sua esperienza non lasciano dubbi: Darwin ha finalmente trovato la sua strada. “Soltanto una persona che ami la Storia Nat. può immaginare il piacere di passeggiare sotto le palme di cocco, in un boschetto di banani e di piante di caffè, tra un’infinità di fiori selvatici. […] Spiegarne i colori a un cieco sarebbe proficuo quanto tentare di far capire a una persona che non si è mai allontanata dall’Europa la totale dissimilarità di un panorama tropicale” (Lettera dell’8 febbraio – 1° marzo 1832).

Non solo Charles ha trovato la sua strada, ma mostra di saper camminare anche con grande autonomia: “I libri che ho non mi dicono gran che, e quel che mi dicono non posso applicarlo a quel che vedo. Di conseguenza traggo da solo le mie conclusioni” (Lettera a Henslow del marzo 1834). “Ho già visto abbastanza da convincermi che le famiglie attuali di Coralline, così come sono state organizzate da Lamarck, Cuvier ecc., sono estremamente artificiose” (Lettera a Henslow del 24 luglio – 7 novembre 1834).

A caccia di prove sulla Trasmutazione delle specie

Appena tornato dalla spedizione del Beagle, Darwin comincia subito a riordinare i suoi appunti di viaggio e a reperire prove che avvalorino l’idea che pian piano si va formando nella sua mente: ossia che le specie non sono immutabili. A luglio del 1837, comincia la stesura della “Trasmutazione delle Specie”. Seguono anni di intense ricerche, durante i quali si rivolge ai suoi amici e colleghi inoltrando le richieste più impensate.

Charles Darwin, Journal of Researches: Quattro tipi di fringuelli 1: Geospiza magnirostris; 2. Geospiza fortis; 3. Geospiza parvula; 4. Gerthidea olivacea. 

In una lettera del 25 gennaio 1841 scrive al cugino William Darwin Fox: “Continuo a raccogliere ogni sorta di fatti su ‘Varietà e Specie’ per l’opera che forse un giorno scriverò e sarà così intitolata. Il più piccolo contributo sarà accolto con gratitudine: descrizioni della progenie di ogni incrocio fra tutti i polli, cani, gatti ecc. ecc. saranno molto preziose. Non dimenticare che se il vostro gatto africano di razza mista dovesse morire, ti sarei molto grato se me ne mandassi la carcassa in un cesto, affinché io possa studiarne lo scheletro”.

Le sue ricerche spaziavano geograficamente dall’Inghilterra alla Cina, dall’America del Nord e all’America del Sud, dall’Africa all’Oceania. In una lettera a Henry Thomas De la Beche, del 7 febbraio 1842, incalza con le sue richieste: “Di che colore è il manto dei cavalli che sono stati allevati da qualche generazione (senza alcun incrocio con sangue forestiero) in Giamaica […] Potete darmi qualche informazione sui punti summenzionati (con brevi descrizioni) riguardo a cani, gatti, polli, maiali, capre”.

I primi dubbi cominciano a diventare certezze, tanto da indurlo a dire: “La maggioranza degli autori crede sia un tentativo di scoprire le leggi secondo le quali il Creatore ha voluto produrre esseri organizzati. Ma che frasi vuote, altisonanti: essa non significa che vi sia stato un ordine nel tempo della creazione, né propinquità a un qualche tipo, come l’uomo. In realtà non significa niente. Secondo la mia opinione […] la classificazione consiste nel raggruppare gli esseri secondo la loro reale relazione, vale a dire consanguineità o discendenza da ceppi comuni” (Lettera a George Robert Waterhouse del 26 luglio 1843).

Attraverso una serie di interminabili esperimenti la sua idea diviene sempre più concreta: “Ho letto pile di libri di orticoltura e agricoltura e non ho mai cessato di raccogliere fatti. Infine è giunto qualche barlume di luce e sono quasi convinto […] che le specie non sono (è come confessare di aver commesso un assassinio) immutabili. […] Credo di aver scoperto (qui sta la mia presunzione) il semplice modo in cui le specie arrivano ad adattarsi a svariati fini” (Lettera a Hooker dell’11 gennaio 1844).

E per la prima volta Darwin comincia a nutrire la paura di essere privato della sua idea: “Ho appena finito il mio abbozzo della teoria delle specie. Se, come credo, la mia teoria è corretta e se sarà accettata anche da un solo giudice competente, costituirà un considerevole passo avanti nella scienza. Perciò nell’eventualità che io muoia improvvisamente, scrivo questa mia ultima e solenne richiesta […] che tu devolva 400 £ alla sua pubblicazione” (Lettera alla moglie del 5 luglio 1844).

La teoria delle specie prende forma

L’8 settembre 1844, in una lettera al botanico Joseph Dalton Hooker, tratteggia per la prima volta la sua teoria: “La conclusione cui sono giunto è che le aree in cui le specie sono più numerose sono quelle che più spesso sono state divise e isolate da altre aree […] l’isolamento è l’elemento concomitante o la causa principale della comparsa di nuove forme”. La sua sicurezza è ormai tale che quattro anni dopo aggiunge: “Non mi importa quel che pensi, la mia teoria della specie è vangelo” (Lettera a Hooker del 10 maggio 1848).

Seguono una serie di ricerche estenuanti che metteranno a dura prova la sua pazienza: “Oggi sono alquanto demoralizzato a causa dei miei esperimenti. Tutto è andato male: i colombi pavoncelli hanno strappato le penne ai colombi gozzuti […] i pesci del Giardino Zoologico mangiano i semi e poi li sputano – i semi affondano nell’acqua salata – tutta la natura è perversa e non vuole fare a modo mio” (Lettera a Fox del 7 maggio 1855).

Ma ancora non sa decidersi a una pubblicazione vera e propria e, all’invito di Charles Lyell a tutelarsi, risponde: “Detesto alquanto l’idea di scrivere per stabilire la mia priorità, ma certamente sarei alquanto contrariato se qualcuno dovesse pubblicare le mie teorie prima di me” (Lettera del 3 maggio 1856).

La competizione con Wallace

Segue ancora un anno di esperimenti, prove e contro prove, finché il 1° maggio 1857 arriva il colpo più duro: una lettera di Alfred Russel Wallace, naturalista impegnato in una spedizione in Malesia, che illustra le sue conclusioni, pedissequamente uguali a quelle di Darwin. Probabilmente pressato dalla paura di essere anticipato nell’esposizione delle sue idee, il 5 settembre 1857, Darwin scrive ad Asa Gray, illustrandogli per esteso la sua teoria delle specie. Poi riprende il suo lavoro, senza grandi preoccupazioni, fino alla lettera del 18 giugno 1858 a Lyell: “La tua profezia che sarei stato preceduto si è realizzata abbondantemente”.

Lyell e Hooker, per contro, proveranno a sciogliere la questione della priorità proponendo a Darwin e Wallace una pubblicazione congiunta dei loro risultati, alla Linnean Society. Una soluzione che sembra liberare Darwin dalle sue paure: “Visto che non intendevo pubblicare alcun abbozzo, sarebbe onorevole farlo ora perché Wallace mi ha mandato un quadro generale della sua teoria? Preferirei di gran lunga bruciare tutto il mio libro piuttosto che correre il rischio che lui o chiunque altri consideri spregevole il mio modo di agire. […] Se è vero che posso farlo senza abbassare la mia dignità, dichiarerei che sono stato indotto a pubblicare un abbozzo (e sarei molto felice se tu mi permettessi di dire che, così facendo, seguo un consiglio che mi hai dato da tempo). […] Potrei mandare a Wallace una copia della mia lettera ad Asa Gray per dimostrargli che non gli ho rubato la sua teoria” (Lettera a Lyell del 25 giugno 1858).

L’idea della pubblicazione congiunta risultò congeniale ad entrambi: sia Darwin che Wallace potevano ritenersi soddisfatti e, da questo inconveniente, Darwin trasse l’incentivo per portare a compimento la pubblicazione dell’Origine delle specie. Viste la sua insaziabile curiosità e la sua proverbiale metodicità, quasi ossessiva, probabilmente il libro sarebbe rimasto un grande capolavoro incompiuto, senza la presenza di Wallace. “Indirettamente devo molto a voi e a loro [Lyell e Hooker], poiché sono quasi convinto che la predizione di Lyell si sarebbe avverata e non avrei mai completato la mia opera di maggior respiro” (Lettera a Wallace del 25 gennaio 1859).

Il 2 novembre 1859 Darwin stringeva tra le mani la prima copia della sua Origine delle specie.

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