E il cielo fa meno paura

Per quanto riguarda il rischio che un asteroide entri in collisione con la Terra possiamo dormire sogni ancor più tranquilli. Già prima di ora i numeri erano piuttosto rassicuranti: la probabilità che uno dei frammenti rocciosi di diametro superiore a un chilometro che vagano nello spazio vicino a noi provochi una catastrofe nei prossimi mille anni è di circa l’1 per cento. Ma secondo una ricerca pubblicata su Nature da David Rabinowitz e dai suoi colleghi Eleanor Helin, Kenneth Lawrence e Steven Pravdo del Jet Propulsion Laboratory (http://www.jpl.nasa.gov/), gli asteroidi di queste dimensioni che orbitano vicino alla Terra (Near Earth Asteroids o Nea), sono tra 700 e 800, cioè circa la metà di quelli stimati in precedenza. Finora la maggioranza degli astronomi e dei planetologi si basava su osservazioni effettuate negli anni Ottanta da Eugene Shoemaker, lo scopritore di numerose comete fra cui la famosa Shoemaker-Levy 9. Shoemaker stimò in almeno duemila i Nea “pericolosi”. In realtà, già vent’anni fa vennero pubblicati i risultati di una ricerca più rassicurante dell’astronomo slovacco Lubor Kresàk che aveva stimato un numero di asteroidi in linea con quello di Rabinovitz. Non solo: secondo Rabinowitz e colleghi, all’attuale ritmo di scoperta di circa 50-110 asteroidi all’anno, entro i prossimi vent’anni, il 90 per cento dei Nea potrebbero essere conosciuti e tenuti sotto controllo.

Gli asteroidi sono corpi rocciosi di varia grandezza che popolano in gran numero il Sistema solare e “abitano” prevalentemente nella cosiddetta fascia degli asteroidi, tra Marte e Giove. In particolari condizioni, può accadere che le perturbazioni gravitazionali di Giove e Saturno spingano fuori dalla fascia uno o più asteroidi che cominciano a spostarsi verso altre zone del Sistema solare. Alcuni si avvicinano alla Terra e divengono Nea. Nel suo passato il nostro pianeta ha avuto più di un incontro ravvicinato con alcuni di questi Nea: 65 milioni di anni fa, nel Cretaceo, la collisione con un asteroide di 10 chilometri di diametro ha molto probabilmente provocato una delle cinque grandi estinzioni di massa della storia terrestre, quella dei dinosauri. Nel 1490, 10 mila persone vennero uccise nella regione cinese di Shanxi da una pioggia di “pietre cadenti”. E nel 1908 a Tunguska, in Siberia, un piccolo asteroide di appena 70 metri di diametro esploso nell’atmosfera, rase al suolo mille chilometri quadrati di foresta.

Da diversi anni scienziati di tutto il mondo sono impegnati in un vasto programma di monitoraggio per difendere il nostro pianeta dal ripetersi di impatti catastrofici con questi corpi. Come? Cercandoli, contandoli, misurandone il diametro e catalogando entro dieci anni le caratteristiche orbitali di quelli di diametro superiore al chilometro. “Quelle di Rabinowitz, non sono le sole stime fatte di recente”, dice Andrea Carusi, dell’Istituto di astrofisica spaziale del Cnr e presidente della Spaceguard Foundation, “anche noi abbiamo svolto un lavoro analogo che sarà presto pubblicato e che conferma sostanzialmente le stime di Rabinowitz: gli asteroidi vicini alla Terra e abbastanza grandi da poter essere veramente pericolosi in caso d’impatto sono un po’ meno di mille. Ciò è confermato da un’ulteriore ricerca in corso, frutto di una nostra collaborazione con l’Osservatorio di Nizza, la Cornell University e la University of Arizona. I prossimi dieci anni saranno completamente dedicati alla scoperta di asteroidi da più di un chilometro di diametro, ma servono strumenti più idonei e più investimenti. Poi cercheremo quelli più piccoli, dai cento metri di diametro in su, che sono dell’ordine di alcune centinaia di migliaia. Questi piccoli Nea potrebbero provocare danni circoscritti, che non sono tuttavia da sottovalutare in quanto potrebbero innescare o accelerare processi di estinzione, alterazioni del clima o di alcuni habitat”.

Proprio in virtù del loro numero, i rischi di impatto con asteroidi più piccoli sono maggiori: la Terra ha una probabilità su cento di incontare un Nea da 300 metri di diametro nel prossimo secolo. Tradotto, significa che la probabilità che un essere umano perda la vita a causa di un impatto è circa 1 su 20 mila, cioè simile a quella di morire per un incidente aereo. La differenza sta nella percezione del rischio, più alta per gli incidenti aerei che sono decisamente più frequenti. Dunque servono programmi, e mezzi, per catalogare non solo i Nea più grandi, ma anche gli asteroidi più piccoli.

“Nessuno sa quanti siano gli asteroidi che circolano vicino a noi”, spiega Giovanni Valsecchi, ricercatore all’Istituto di astrofisica spaziale del Cnr, “il livello di precisione della stima dipende dal metodo di ricerca. Nel nostro caso, valutiamo il flusso dei Nea nelle immediate vicinanze della Terra, determinando la frequenza di passaggi e cercando di stimare la distribuzione di dimensioni. La nostra ipotesi è che ci sia una correlazione semplice fra numero e diametro e che a un diametro minore corrisponda un maggior numero di oggetti. Attualmente conosciamo bene i Nea con raggio superiore a 5 km, ma non conosciamo bene il numero di quelli tra questa dimensione e il raggio minimo pericoloso, circa 0,5 km. L’affidabilità delle nostre stime diventerà maggiore quando avremo scoperto almeno la metà o, meglio ancora, i due terzi della popolazione dei Nea”.

Link
NEODyS (Near Earth Object Dynamics Site – http://newton.dm.unipi.it/neodys)

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