La tempesta del millennio

Succede ogni undici anni e sta per accadere ora: il Sole si risveglia, la sua attività si intensifica e la Terra viene investita per un lungo periodo da un vento solare diverso dal solito, assai più intenso. La magnetosfera per prima, distante circa 150 milioni di km chilometri dalla nostra stella, viene letteralmente bombardata dalle particelle altamente energetiche contenute nel plasma, il gas proveniente dalla regione della corona solare, costituito da atomi privi dei loro elettroni e quindi con una forte carica elettrica. La temperatura del flusso raggiunge il milione di gradi e alcune delle particelle viaggiano a velocità vicine a quelle della luce. Ma gli effetti del bombardamento potrebbero non fermarsi alla magnetosfera: le particelle cariche del plasma possono interferire con i circuiti elettronici dei satelliti e l’intensa attività solare può portare a “tempeste magnetiche” con conseguenze sulle reti elettriche qui sulla Terra.

Proprio per questo, istituti di ricerca ed enti come l’Agenzia spaziale europea (http://www.esa.int) dedicano sempre più risorse allo studio del cosiddetto “space weather”, cioè l’insieme di condizioni che si determinano sul Sole e nel vento solare in occasioni di questi picchi di attività, il loro impatto sulla magnetosfera, la ionosfera e la termosfera e le possibili contromisure da adottare. In prima fila in questo settore vi sono anche non pochi laboratori e istituti italiani.

In questi giorni ci troviamo in piena fase di ripresa di questo ciclo. Il picco dell’attività è prevista per il febbraio del 2000, ma gli esperti dicono che la “tempesta” durerà almeno fino al 2002. Insomma, per satelliti, sonde spaziali e persino per le navette con a bordo astronauti si prepara un periodo perlomeno travagliato. Perché le particelle del plasma, chi in media si propagano a una velocità di 400 km al secondo, possono interferire con i circuiti elettronici di bordo fino a metterli del tutto fuori uso. “E’ già successo in passato, per esempio il 6 gennaio del 1997, peraltro in un periodo considerato di quiete dell’attività solare”, ci spiega Maurizio Candidi, direttore dell’Istituto di fisica dello spazio interplanetario del Cnr (http://www.ifsi.rm.cnr.it), “una bolla di plasma espulsa dalla corona solare e lanciata nello spazio a più di 1000 km all’ora in direzione della Terra ha messo fuori uso il satellite Telstar 401”.

Ma i satelliti non sono gli unici a correre dei rischi. Prosegue infatti Candidi: “In condizioni di massima attività, quando il vento solare è più attivo con frequenza superiore a quella di periodi più quieti, si possono verificare con maggiore probabilità le cosiddette tempeste magnetiche. Si tratta di variazioni veloci del campo magnetico terrestre che, per induzione, generano correnti elettriche indesiderate nelle linee dell’energia elettrica, sovraccaricare la rete e provocare l’interruzione della distribuzione. Inoltre, questi disturbi possono danneggiare reti di trasmissione dei dati o impedire le comunicazioni via radio modificando le proprietà della ionosfera”. Anche qui, ci sono dei precedenti: nel 1989 una tempesta magnetica distrusse un trasformatore elettrico inserito nelle rete di elettrodotti del Quebec, in Canada, provocando il black out di una delle zone più tecnologicamente avanzate del pianeta.

In tempi in cui la vita è regolata da tecnologie estremamente sofisticate e le nostre comunicazioni dipendono sempre di più dall’efficienza dei satelliti, c’è forse da temere il peggio? Gli scienziati ce la mettono tutta per evitare problemi. “Ma non potendo spegnere il Sole l’unica difesa è prevedere e prevenire gli effetti”, afferma Candidi. “Studiare attentamente la natura e l’evoluzione del fenomeno e la sua area di generazione è determinante per prevedere come si manifesterà e decidere per esempio se tenere acceso o spegnere un dato satellite, o modificarne i modi di operazione. Oppure, in attesa di un flusso particolarmente energetico, si possono limitare i consumi di energia elettrica, salvaguardando le utenze di emergenza, per scongiurare l’ulteriore sovraccarico determinato dalle particelle in arrivo. Riguardo ai satelliti, ci potrebbe essere anche una prevenzione di progetto, cioè potrebbero essere progettati in maniera tale da essere più protetti dai disturbi di questo tipo”. Insomma, tutto sommato sembra che possiamo stare piuttosto tranquilli. Un ultimo dubbio: non è che gli effetti dell’iperattività solare si sommeranno a quelli del millenium bug? “Assolutamente no”, rassicura Candidi, “il baco del 2000 si limiterà a disturbarci soltanto il primo di gennaio”.

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