L’Italia in rampa di lancio

L’Italia torna nello spazio come partner di rilievo delle future missioni dell’European Space Agency (Esa – http://www.esa.int). Missioni, come sottolinea la stessa Esa, ancora in fase embrionale in quanto al vaglio del Comitato Consultivo per lo Spazio (Space Science Advisory Committee). Se tutto andrà bene, la scelta avverrà, entro settembre. Le proposte, per missioni definite “flessibili”, per ora sono sei, ma quasi certamente sono destinate ad aumentare. Fanno parte del programma Horizons 2000 Plus e hanno l’obiettivo di studiare più da vicino la fisica del Sole, l’evoluzione stellare, gli asteroidi e il pianeta Marte. Delle sei missioni Solar Orbiter, Master, Eddington, Storms, Hyper e Casimir, solo nelle prime quattro, almeno per ora, sono coinvolti gruppi di ricerca e istituzioni scientifiche italiani. Vediamo in che modo.

Master è un progetto che ha lo scopo di studiare da vicino un asteroide, 4 Vesta. Per questa missione si utilizza una navicella simile a quella usata per la missione Mars Express, che verrà lanciata con lo stesso tipo di razzo verso Marte. Per arrivare all’asteroide il veicolo spaziale effettuerà un passaggio ravvicinato (fly-by) intorno al “pianeta rosso” e nel corso di questo avvicinamento rilascerà una piccola sonda di 60 kg per effettuare studi e osservazioni sul posto. L’Orbiter continuerà poi il suo viaggio verso 4 Vesta, intorno al quale svolgerà normali attività di “remote sensing”, rilevamento a distanza, grazie al suo carico utile costituito da una camera, uno spettrometro a immagine e un magnetometro. Alla preparazione della missione Master stanno lavorando l’Istituto di Astrofisica Spaziale del CNR (http://www.ias.rm.cnr.it/) di Tor Vergata, a Roma, l’istituto di ricerca Cnuce (http://www.cnuce.pi.cnr.it/) e Telespazio (http://www.telespazio.it/).

La missione Eddington ha due obiettivi principali: il primo consiste nello svelare la struttura interna delle stelle e rispondere a quesiti ancora irrisolti sulla loro evoluzione misurando le oscillazioni di luminosità delle stelle osservate. Il secondo scopo della missione è la ricerca di pianeti di tipo terrestre orbitanti intorno ad altre stelle. La loro presenza potrà essere rivelata in base alla lieve diminuzione di luminosità della stella provocata dal transito del pianeta davanti al disco stellare. Entrambi gli obiettivi si basano su misure di variazioni di luminosità degli astri osservati. Variazioni che sono molto piccole e che richiedono misure accurate. Queste ultime sono possibili solo al di fuori dell’atmosfera terrestre, e quindi a farle sarà un telescopio spaziale.

Eddington Telescope, che avrà un diametro di un metro e venti centimetri, garantirà una grande nitidezza d’immagine e un campo di vista molto ampio. La soluzione ottica è innovativa ed è stata ideata qualche anno fa da Mario Amoretti, dell’Istituto di Astrofisica Spaziale del CNR. Consiste di uno strumento dotato di tre specchi per correggere al meglio immagini su grande campo visivo. Un team scientifico internazionale sta proseguendo lo studio e sta valutando i termini di presentazione del progetto all’ESA per la selezione di settembre.

La missione Storm ha in programma l’utilizzo di tre satelliti identici tra di loro per studiare le eruzioni solari e la parte più interna della magnetosfera. L’attività del Sole provoca gravi disturbi magnetici che, trasportati dal vento solare, arrivano fino al nostro pianeta. C’è quindi l’esigenza di osservare e studiare più da vicino tutte le perturbazioni causate dal Sole per poterle prevedere e per poterci difendere dai loro effetti negativi. I tre satelliti opereranno ad uguale distanza l’uno dall’altro su un’orbita equatoriale a 50 mila km dalla Terra. Per l’Italia partecipa l’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario (Ifsi – http://www.ifsi.rm.cnr.it/) del CNR a Tor Vergata, ma la proposta di strumentazione italiana sarà fatta dopo che l’ESA avrà emesso lo Announcement of Opportunity, verso la fine dell’anno.

La missione Solar Orbiter si pone l’obiettivo di osservare il Sole con una risoluzione spaziale molto alta, e promette di dare ottime informazioni sui campi magnetici dei poli. Sarà, inoltre esplorata l’eliosfera (regione che circonda il Sole) nella zona più interna e da latitudini meridionali ed intermedie. IN questo modo, esplorando territori nuovi, si spera di ottenere “ricompense scientifiche”. Come, per esempio, scoprire l’origine del vento solare. Il contributo italiano è rilevante soprattutto nella messa a punto di strumenti di punta come quelli allestiti dall’Osservatorio Astronomico di Torino (http://www.to.astro.it/Italian/welcome.html), dall’Università “La Sapienza” di Roma e dal’Università di Firenze.

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