Islam, il Gay Pride è sul web

In quasi tutti i paesi di religione musulmana il reato di essere omosessuale è punito con dure condanne: l’alternativa alla pena di morte sono le frustate o, nei casi meno gravi, il pagamento di multe salate. Al-Fatiha è una delle più visitate comunità online per gay ed è stata fondata da Faisal Alam, un musulmano che vive e lavora a Washington, che racconta: “Nei paesi dove vige la Sharia più di quattro mila persone sono state giustiziate in quanto omosessuali”.

In Iran, per esempio, la legge approvata nel 1991 è particolarmente dura: la pena prevista è quella capitale. E ad essere giustiziate sono entrambe le persone coinvolte nell’atto. Ma anche il semplice sospetto costituisce prova d’accusa e per finire sotto processo è sufficiente che due uomini vengano trovati nello stesso letto senza “un’evidente necessità”. La punizione consiste in 99 frustate. La legge islamica prevede invece condanne più lievi per le lesbiche: solo chi è recidiva – ovvero incriminata per quattro volte – rischia la pena di morte. Ma le violazioni ai diritti delle donne iraniane sono ben altre.

Nasce così Khanaye Doost, il sito gestito dall’iraniana Niloufar che spiega: “Per le donne lesbiche una comunità on line è indispensabile, anche perché devono confrontarsi con restrizioni e divieti maggiori. In Iran, è più facile per gli uomini incontrarsi mentre alle donne è preclusa ogni possibilità”. E aggiunge: “La mia comunità serve ad aiutare le donne iraniane così come ha aiutato me a venire allo scoperto, soprattutto rispetto a me stessa”. Khanaye Doost non è quindi solo un luogo di incontro per lesbiche, ma anche un punto di riferimento per tutte le donne musulmane: così insieme alle chat-room, e ai link ai siti gay, si trovano quelli dedicati alla difficile condizione delle donne e anche una pagina dove vengono pubblicate le loro poesie.

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