Gli incerti confini del cosmo

Fernando de Felice
Gli incerti confini del cosmo
Bruno Mondadori, 2000
pp. 242, lire 22.000

In principio era il campo gravitazionale. E’ questa la tesi portante del libro di Fernando de Felice, che ripercorre tutti gli eventi cosmici del nostro Universo legandoli con un unico filo rosso: la forza gravitazionale, appunto. Secondo l’Autore tutto quello che c’è da sapere sui segreti della formazione delle stelle o dei buchi neri, nonché sulla struttura dell’Universo è racchiuso in quella forza che attrae e allontana gli elementi. “La gravitazione è come un collante universale che ingabbia tutte le cose, dalle più semplici alle più complesse quale l’Universo nel suo insieme, costringendole a un percorso spazio-temporale i cui estremi sono ancora confusi e incerti”. Così, con una ardita congiunzione di rigore scientifico e anelito metafisico, de Felice traccia una sua personale rilettura del cosmo. Perché se “all’origine fu tutto geometria e l’energia era confinata nell’unica forma possibile, cioè di curvatura geometrica, allora il processo che chiamiamo creazione altro non fu che una parziale transizione di questa energia in quelle forme che costituiscono l’Universo reale”.

A partire dalla gravità, ovvia esperienza quotidiana, l’autore si addentra in una dettagliata descrizione di fenomeni come la formazione delle stelle e dei buchi neri. Ma anche nella spiegazione di concetti come la relatività, i coni di luce, l’orizzonte degli eventi, le curvature geometriche e le singolarità di curvatura, la più importante delle quali, ricorda de Felice, “è quella cosmologica che segna l’inizio dell’Universo”. Oltre al già noto, l’autore non esita ad affrontare anche questioni più spinose: quelle che solitamente la scienza tende a bollare come mere fantasie indimostrabili. Dall’ipotesi degli universi paralleli, che potrebbero influenzare la nostra dimensione spazio-temporale tramite connessioni causali, alle macchine del tempo, de Felice spinge ai suoi massimi estremi la logica comune.

D’altronde la possibilità di viaggiare nel tempo, tanto nel futuro quanto nel passato, era scaturita già nel 1967 dalla soluzione esatta delle equazioni di Einstein proposta da Roy Kerr. Al tempo, questa nuova ipotesi aveva costretto gli scienziati ad abbandonare l’atavico scetticismo verso ogni forma di anomalia causale, spingendoli alla ricerca di una nuova razionalità scientifica. Secondo de Felice, è solo guardando alla gravitazione, come curvatura della geometria di base, che possiamo intuire quanto di ignoto ancora rimane nella comprensione della nascita e dell’evoluzione dell’Universo.

Le sue conclusioni emulano le considerazioni di Italo Calvino, quando ricordava che è il vuoto a strutturare il pieno e l’oscurità a determinare la luce: “Se è vero che circa il 90 per cento dell’Universo che percepiamo è costituito da materia oscura, allora sembra proprio che siamo noi con tutta la materia visibile a essere niente più che un piccolo tributo che la curvatura paga, come parte di sé, per creare l’Universo attorno”.

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