Silenzio, parla il professor Walker

Ha scoperto l’Australopitecus anamensis, il primo ominide a noi noto che camminasse su due zampe. Ha scoperto e studiato il famoso “ragazzo del Turkana”, un Homo erectus adolescente di 1,6 milioni di anni fa, lo scheletro di ominide più completo che sia mai stato trovato. Questo il biglietto da visita di Alan Walker, professore di antropologia e biologia alla Penn State University, una vita trascorsa in Africa a studiare i resti dei nostri antenati e una delle massime autorità mondiali nello studio degli ominoidi e ominidi fossili. Lo studioso ama stupire il pubblico con le sue teorie basate sull’evidenza. E così a chi era a Roma mercoledì 11 settembre durante la sua conferenza al museo Pigorini e gli chiedeva un parere sulle nuove tendenze interpretative in antropologia – quelle che al tradizionale albero evolutivo preferiscono il “cespuglio”, simbolo dell’incertezza che regna sulle nostre origini – ha risposto serafico: “Al momento conosciamo solo poche specie. Non c’è prova di intricate connessioni di specie. Parlare di cespuglio non ha senso”. E, rasoio di Occam alla mano, ha smorzato uno a uno tutti gli entusiasmi sui grandi interrogativi sollevati ultimamente in antropologia. Per esempio che la nostra specie si sia davvero evoluta in Africa.

Professor Walker, ma è proprio vero che l’Africa è la culla dell’umanità? Non potrebbe essersi sviluppata anche in altri luoghi?

“Sì, certo, tutto è possibile. Tuttavia per ora solo in Africa abbiamo trovato prove evidenti delle nostre origini. Sarei veramente sorpreso se un giorno si scoprisse il contrario. Naturalmente, sono pronto a rivedere le mie convinzioni. Il bello della scienza è che si sa auto-correggere. Se fai un errore, prima o poi ci sarà qualcuno che te lo segnalerà. Ma sull’origine africana per ora non ho dubbi”.

Chi fu il primo dei nostri antenati a uscire dall’Africa e esplorare nuovi continenti? E quando avvenne?

“I fatti parlano chiaro: i più antichi fossili di ominide trovati in Cina, in Indonesia e solo qualche mese fa in Georgia risalgono a circa 1,7 milioni di anni fa. A quell’epoca, o poco prima, possiamo datare l’”out of Africa”. Fu indubbiamente Homo erectus il pioniere. Questa infatti fu la prima specie dotata di struttura scheletrica moderna, ma soprattutto a essere carnivora. E la carne ha fatto la differenza. Perché solo quando l’uomo ha imparato a cibarsene ha potuto adattarsi a diversi ambienti e quindi diffondersi per il mondo, contrariamente ai suoi predecessori, gli australopitechi, che erano erbivori”.

La dimensione del cervello è un criterio sufficiente per distinguere fra Homo e australopitechi?

“Assolutamente no. Sappiamo che il cervello dell’uomo è doppio rispetto a quello delle scimmie. Ma cosa fecero i primi esseri con questo grande cervello? Nulla di straordinario, si misero a rompere pietre. C’è poi anche chi ha detto che il cervello è come la coda del pavone: un elemento di attrazione sessuale. E, si sa, la selezione sessuale può fare cose molto strane. Invece io credo che la vera differenza sia un’altra: poiché è difficilissimo far nascere un essere con un cervello grande come il nostro, noi ci siamo organizzati in modo da generarlo piccolo e poi farlo cresce ulteriormente. Lo zoologo svizzero Portman ha detto che gli esseri umani hanno una gestazione di 21 mesi: nove nel grembo materno e 12 fuori. Ma ciò significa che la madre deve curare il suo piccolo per molto tempo dopo la nascita. Infatti, a differenza degli altri animali, noi da piccoli non camminiamo, non parliamo, non ci nutriamo. Ci comportiamo come se fossimo ancora nel grembo materno. Ecco, siamo diventati uomini quando non solo il nostro cervello si è accresciuto ma ci siamo anche organizzati biologicamente per generarlo e crescerlo. Questa è la nostra magia. L’evoluzione non va dritta verso la perfezione, ma è fatta di tanti compromessi. Noi abbiamo dovuto conciliare la postura bipede con la possibilità di avere un cervello più grande”.

Veniamo a tempi più recenti. L’uomo moderno si è diffuso a partire dall’Africa soppiantando chi abitava in ogni singola regione, oppure ciascuna popolazione regionale si è evoluta seguendo un proprio cammino?

“Sappiamo che in Africa c’è più diversità genetica che in ogni altro continente. Questo perché l’uomo è lì da più tempo che altrove. La miglior prova però sono i test condotti sul Dna mitocondriale dell’uomo di Neanderthal, che dimostrano la sua estraneità rispetto ai nostri più diretti antenati. Dunque l’uomo moderno giunse in Europa da fuori e soppiantò il Neanderthal”.

Qual è il contributo maggiore del ragazzo del Turkana allo studio delle nostre origini?

“Trovando il ragazzo del Turkana abbiamo per la prima volta trovato un intero organismo, non semplicemente un piccolo pezzo. Ciò ci ha consentito di andare al di là delle considerazioni morfologiche e fare anche paleobiologia. Abbiamo costituito un team di esperti, ciascuno in un settore specifico, per studiare a fondo ogni aspetto della sua vita. E, oltre agli importantissimi risultati scientifici, credo che questa sia stata la conquista più importante”.

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