I vaccini della discordia

Sottoporre a vaccinazione antinfluenzale tutti gli adulti che abbiano superato i 55 anni di età. È questa la proposta di Vittorio Carreri, presidente della Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva. Nonostante il Piano Sanitario Nazionale abbia come obiettivo il raggiungimento del 75 per cento della copertura vaccinale contro l’influenza per le popolazioni al di sopra dei 64 anni. L’occasione per riprendere le infuocate polemiche che si sono accese sulla sicurezza dei vaccini gli e’ stata fornita da un workshop promosso dalla Scuola Superiore di Epidemiologia del Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice, nel corso del quale oltre venti fra i maggiori igienisti italiani si sono confrontati sulle “Valutazioni delle tecnologie sanitarie”.

Per Carreri, infatti, l’azione di comunicazione delle aziende sanitarie “deve diventare ancora più incisiva”: il livello di copertura per le vaccinazioni facoltative (morbillo, parotite, pertosse e rosolia) è modesto, con andamento della casistica nella popolazione che presenta oscillazioni tipiche delle malattie non controllate. Secondo le statistiche le vaccinazioni contro rosolia e parotite raggiungono appena il 50 per cento; leggermente superiore per il morbillo.

Ma non tutti sono d’accordo. Negli ultimi cinque anni le polemiche in materia di sicurezza delle vaccinazioni hanno registrato una sensibile impennata: l’associazione “Vaccinetwork” – organizzazione nata nel 1996 che raggruppa circa settecento fra medici e genitori di figli in età pediatrica – ha denunciato la pericolosità dei vaccini per il loro contenuto di mercurio, presente sotto forma di tiomersale utilizzato come antibatterico. Il mercurio svolgerebbe una funzione tossica a carico del sistema nervoso. Un allarme non condiviso però dall’Istituto Superiore di Sanità secondo cui “non esistono evidenze di tossicità provocate dal tiomersale presente nei vaccini”. Il problema della sicurezza è, intanto, approdato a Palazzo Madama: nel maggio del ‘98 il gruppo parlamentare dei Verdi ha presentato al Senato un disegno di legge (ddl n.3253) che prevede di rendere facoltative le vaccinazioni e affronta i temi del consenso informato, delle campagne di informazione e dei costi. “L’obbligatorietà delle vaccinazioni”, scrivono i Verdi nella proposta di legge, “deresponsabilizza le case farmaceutiche e le istituzioni dal compito di informare, in modo attento e puntuale, i cittadini utenti su effettivi benefici ed effettivi rischi della pratica vaccinale. Nel riconoscere l’innegabile e fondamentale contributo che la pratica vaccinale ha fornito alla riduzione e alla scomparsa di gravi malattie epidemiche, vanno considerati anche gli effetti collaterali, da sempre sottovalutati a causa dell’assenza di marcatori certi di causalità”. Oggi, in Italia, le vaccinazioni obbligatorie sono solo l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B.

E nelle ultime settimane la polemica è tornata di attualità: c’è chi sostiene che a provocare i casi di leucemia a carico dei soldati impegnati in Bosnia non sia soltanto l’uranio impoverito bensì anche il siero dei vaccini. All’inizio dell’anno i parlamentari di Alleanza nazionale Errore Bucciero e Luigi Caruso hanno chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta che indaghi a tutto campo. “Mentre tutti si affannano a imputare alla Nato, agli Usa, e al ministro della Difesa responsabilità e omissioni sulla cosiddetta “sindrome dei Balcani”, sottolineano i deputati di AN, “sta invece emergendo una realtà più drammatica e vergognosa: il Ministero e l’Istituto Superiore di Sanità omettono di rendere noto che la vera causa sono i vaccini”. Ma, nonostante tutto, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, “i vaccini fanno bene”.

Questo scenario preoccupa non poco gli igienisti. Secondo Alessandro Zanetti, direttore dell’Istituto di Virologia dell’Università di Milano, “il nostro Paese non è ancora pronto all’abolizione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni: correremmo il rischio concreto di veder ridurre sensibilmente il numero dei soggetti sottoposti alla terapia”. “Solo per le patologie dove la vaccinazione è ancora obbligatoria”, gli fa eco Francesco Auxilia dell’Istituto di Igiene dell’Università di Milano, “la copertura ha evidenziato livelli coerenti con gli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale e in linea, sostanzialmente, con i livelli europei”. La Società Italiana di Pediatria ha recentemente commissionato un sondaggio dal quale emerge un dato significativo che spiega per quale ragione il livello di copertura delle vaccinazioni facoltative sia in Italia ben al di sotto della media europea: per i genitori le vaccinazioni facoltative sarebbero poco importanti. Al contrario, rispondono gli scienziati. Che portano a testimonianza l’esito della campagna vaccinale antiepatite B “che ha contribuito in maniera determinante”, ha ricordato Auxilia, “al declino della malattia, con una riduzione pari al 40 per cento del numero di nuovi casi specialmente nelle fasce più giovani della popolazione”.

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