Un vento di protesta scuote l’Europa

Le proteste contro il nucleare tornano a infiammare l’Europa. Oggi alcuni dimostranti tedeschi hanno bloccato la linea ferroviaria sulla quale transitava un carico di scorie nucleari “riprocessate” provenienti dalla Francia con destinazione Gorleben, nel Nord del paese. Nei pressi di Lueneburg, riporta il corrispondente della Bbc, i manifestanti hanno rotto il cordone di sicurezza formato dalle forze dell’ordine e hanno occupato 400 metri di binari. Scontri sono avvenuti anche vicino al villaggio di Nahrendorf e la polizia, impegnata nella più imponente operazione dalla seconda guerra mondiale ad oggi, ha chiesto rinforzi. La Germania non è nuova a simili contestazioni. Lo scorso anno, all’interno della coalizione di governo, composta da Verdi e Socialdemocratici, dopo un acceso dibattito si era raggiunto un accordo per la rinuncia al nucleare come fonte di energia. Per andare incontro alle esigenze dell’industria, il compromesso prevede che alcuni reattori restino attivi per oltre venti anni. Troppi, secondo gli ambientalisti, che ora chiedono la chiusura degli impianti. Anche in Croazia i cittadini di Banovina si oppongono al nucleare e il 24 marzo sono scesi in piazza contro la realizzazione di un deposito di scorie in un’ex miniera a Trnovska Gora. L’impianto di stoccaggio, affermano, metterebbe a rischio un territorio di grande interesse naturalistico nel quale scorre il fiume Una e per il quale è stato chiesto il riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità. Il problema, ricordano gli ecologisti dell’associazione Amici della Terra, tocca anche l’Italia settentrionale: vista la fitta rete viaria, infatti, la regione del Friuli Venezia Giulia potrebbe essere un’area privilegiata per il transito dei rifiuti radioattivi provenienti dai diversi paesi. Anche in Russia, il progetto di legge che permetterebbe l’importazione di scorie dall’estero si è scontrato con una avversa opinione pubblica. Che ha costretto la Duma, il parlamento russo, a rinviarne l’approvazione. L’operazione, secondo il ministero per l’energia atomica, frutterebbe alle casse dello Stato circa venti miliardi di dollari in dodici anni. Ma gli ambientalisti non ci stanno e chiedono l’archiviazione del progetto che rischierebbe di trasformare alcune aree del paese, già duramente colpite dalla contaminazione nucleare, nella pattumiera del mondo. (r.p.)

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