Dubbi sul genoma della Drosophila

A più di un anno dalla decodificazione del genoma della Drosophila da parte dei ricercatori della Celera Genomics iniziano le prime critiche. Il matematico Samuel Karlin dell’Università di Stanford ha infatti pubblicato sull’ultimo numero di Nature un articolo in cui sostiene che il 45 per cento delle sequenze proteiche presentate dalla Celera ha differenze significative – superiori all’1 per cento – con quelle elaborate utilizzando altri data base. Come quello SwissProt. Secondo Karlin “le predizioni raggiunte solamente con metodi statistici e omologici possono rivelarsi inadeguate. I rischi di contaminazione, frammentazione, fusione di sequenze e di errore sono troppo elevati. Perché il processo di decodifica del genoma della Drosophila, e a maggior ragione del genoma umano, possa dirsi concluso servono cicli ripetuti di analisi e, soprattutto, verifiche sperimentali accurate”. Allo stato attuale, conclude il matematico, l’utilizzo del genoma della Drosophila negli studi di proteomica è molto limitato per la scarsa sperimentazione preliminare e la relativa incompletezza o incongruenza dei risultati (m.ba.)

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