Elefantesse over 50 per un grande branco

Saper distinguere prontamente tra un amico o un nemico non è cosa facile per nessuno. E tanto meno per un elefante, al quale nelle distese africane può capitare di incrociare in un giorno centinaia di propri simili, tra i quali potrebbero esserci dei parenti più o meno stretti, che non vede da molto tempo. In queste circostanze avere una buona memoria sociale può essere una marcia in più. E infatti questa è una delle qualità fondamentali per una matriarca, l’elefantessa che guida il gruppo. L’ampiezza della sua memoria sociale, rivela uno studio pubblicato su Science, ha una diretta influenza sulla prolificità dei membri della sua famiglia. La scoperta è di un gruppo di ricercatori della Scuola di Scienze Biologiche dell’Università del Sussex e dell’Istituto di Zoologia della Società Zoologica di Londra, in collaborazione con il progetto di ricerca sugli elefanti del Parco Nazionale di Amboseli, in Kenya, che per circa sette anni ha messo alla prova più di 1700 elefanti sopra i 28 anni di età che vivono nel parco keniota.

Le società degli elefanti sono in qualche modo simili alle nostre società arcaiche, dove a detenere il potere sono i più anziani, quelli che hanno maggiore esperienza. Tra i pachidermi, però, vige il matriarcato, e quindi è la femmina più anziana a fare da capo branco. Ma la sua autorevolezza non si basa solo sulla conoscenza dei luoghi dove trovare acqua e cibo a sufficienza per l’intera famiglia e dei percorsi di migrazione da un territorio all’altro ma anche sulle sue competenze, diciamo così, in materia di rapporti sociali. E’ lei, infatti, a indicare al gruppo quale atteggiamento assumere verso un altro nucleo familiare che si sta avvicinando, a segnalare se è il caso di mettersi sulle difensive per sondare la situazione o se invece ci si può far avvicinare dai nuovi venuti. Questo sapere, affermano gli autori dello studio pubblicato su Science, è fondamentale per la prosperità della famiglia perché tanto più è abile e pronta l’elefantessa nel distinguere gli amici dai nemici, tanto meno tempo il gruppo dovrà impegnare in atteggiamenti inutilmente difensivi.

Ci vuole una lunga esperienza sul campo per fare di una elefantessa una capo branco di successo, capace di riconoscere a distanza uno straniero bellicoso da un “pretendente” gradito, senza allarmare inutilmente i propri familiari. Secondo i ricercatori, questo apprendistato dura circa 55 anni. Le femmine di questa età si sono infatti rivelate le più abili a discriminare tra i richiami degli altri elefanti. Le loro capacità sono state testate sottoponendo all’ascolto di ognuna delle ventuno famiglie di elefanti che vivono nel Parco una serie di registrazioni di richiami di femmine di altri gruppi. Alla fine del test, gli etologi, hanno elaborato un particolare indice statistico sulla reattività delle matriarche a questi richiami. Proprio le anziane in questione sono state le più abili a discriminare tra gruppi ostili e non.

Queste elefantesse “mature”, che dispongono di una banda più ampia di associazioni vocali, sono così più socievoli rispetto alle loro colleghe più giovani, intorno ai 35 anni di età, meno sicure e quindi diffidenti rispetto alle altre famiglie. E se l’ascolto non è sufficiente, si passa all’esame olfattivo. Le statistiche dei ricercatori anglo-kenyani hanno dimostrato infatti che le elefantesse procedono a questa seconda analisi se la prima, quella auditiva, ha dato un responso basso. Nel percepire il grado di sociabilità di un gruppo estraneo le femmine ultracinquantenni si sono rivelate talmente più efficienti che i ricercatori non hanno inserito nelle loro statistiche altre variabili, come il numero delle altre femmine nel gruppo e la loro età rispetto a quella della matriarca, l’età e il numero dei piccoli, la presenza o meno di maschi adulti. Questa maggiore esperienza si traduce in un beneficio in termini riproduttivi per tutta la famiglia. Che non dovendo perdere tempo in inutili atteggiamenti difensivi dispone di più occasioni per i contatti sociali e amorosi. I ricercatori hanno infatti verificato che esiste una relazione diretta tra l’età della matriarca e il numero dei componenti della famiglia.

Se la fortuna dei nuclei familiari dei pachidermi è così dipendente dall’età della matriarca si può comprendere quale devastante impatto possa avere sulla specie l’attività dei cacciatori di avorio. Sono infatti proprio gli individui più anziani, che hanno le zanne più grandi, i primi a entrare nel loro mirino. Ogni volta che una matriarca viene uccisa, ricordano gli autori dell’articolo pubblicato su Science, il suo posto dovrà essere occupato da femmina più giovane e inesperta, con grande svantaggio per tutto il gruppo.

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