Cloni imperfetti

La clonazione di animali interi da cellule staminali embrionali è una procedura tutt’altro che sicura: i cloni, anche se apparentemente normali, possono essere affetti da gravi anomalie dello sviluppo. Così conclude uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Whitehead Institute for Biomedical Research di Boston e della University of Hawaii, pubblicato su Science. I ricercatori hanno cercato di capire perché gli animali clonati da cellule staminali presentano spesso uno sviluppo ipertrofico, oppure sopravvivono poco tempo. Studiando le caratteristiche genetiche di alcuni topi clonati, si sono accorti che il problema dipende da aberrazioni nelle cellule staminali di partenza che, in coltura, sono instabili. Le cellule staminali coltivate tendono infatti a perdere l’imprinting, a dimenticare cioè quali siano i geni che andranno opportunamente accesi o spenti durante lo sviluppo dell’organismo. Il risultato è che anche i cloni a prima vista normali possono nascondere seri difetti. Che però non necessariamente emergeranno durante lo sviluppo, dicono i ricercatori. Rimane comunque la possibilità che le cellule staminali embrionali – anche se più semplici da “riprogrammare” rispetto alle cellule adulte – “siano affette da problemi che derivano”, spiega David Humpherys, uno degli autori della ricerca “dalle tecniche di coltura, e che non possono essere risolti dalla clonazione”. Il problema della perdita dell’imprinting non è invece determinante se le cellule staminali embrionali sono impiegate nella cosiddetta terapia genica, quando cioè sono usate per riparare tessuti danneggiati e organi malfunzionanti. (f.n.)

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