Kababba, il primo ominide

“Le invenzioni sono degli inventori”. Ecco lo slogan lanciato nel programLa ricostruzione dell’albero filogenetico del genere Homo si arricchisce di un altro tassello. E per l’ennesima volta si parla di antenato più antico. Questa volta i resti fossili scoperti risalgono a un periodo che va tra i 5,2 e i 5,8 milioni di anni fa e sono stati ritrovati nel Middle Awash, una regione dell’Etiopia centrale. L’équipe internazionale protagonista di questa scoperta, guidata da Yohannes Haile-Selassie dell’Università di Berkeley in California, ritiene che il nuovo ominide appartenga alla famiglia degli Ardipithecus ramidus, di cui i primi fossili furono ritrovati nel 1992. Questi però appartenevano a esemplari vissuti circa 4,4 milioni di anni fa, molto dopo il nuovo parente. “I fossili ritrovati”, scrive il ricercatore americano su Nature, “rappresentano con ogni probabilità un nuovo gruppo tassonomico che anticipa la divisione della linea evolutiva delle grandi scimmie da quella dei primi Homo”. Per questo la nuova sottospecie è stata chiamata “kababba” che in lingua Afar significa “primo progenitore della famiglia”.

Lo scenario del ritrovamento è oggi una zona desertica e secca, ma al tempo del nostro ominide si presentava con caratteristiche molto diverse. A un’altezza di 1500 metri, si distingueva per un habitat più freddo, umido e ombreggiato di quello odierno. Eruzioni e terremoti erano all’ordine del giorno, molti dei quali causarono la nascita di laghi e bacini, mentre una pioggia di lapilli si riversava sugli abitanti. Un ambiente inospitale tanto che Gigay WoldeGabriel, uno dei primi paleontologi a studiare questa zone, parla degli Ardipithecus come di “veri sopravvissuti”. Una zona che proprio grazie alle particolari caratteristiche geologiche è oggi il paradiso dei paleontologi che vi ritrovano grandi quantità di reperti. I fossili del nuovo ominide infatti sono stati ritrovati in compagnia di altri resti appartenuti a 60 forme primitive di mammiferi tra cui elefanti, cavalli, rinoceronti, topi e scimmie.

Purtroppo l’esiguità dei fossili ritrovati – una mandibola con i denti, diverse ossa di mani e piedi, resti ossei frammentari di arti e uno di clavicola appartenenti a cinque individui diversi – non consente di tracciare un ritratto accurato del nuovo ominide. I ricercatori hanno però potuto capire che lo scheletro aveva le dimensioni dei moderni scimpanzé, così come la mandibola inferiore. Qui, la taglia dei denti, più grandi i posteriori più piccoli gli anteriori, indicano un regime alimentare ricco di fibre e carente di frutta e foglie morbide. Sempre guardando alla dentatura Selassie ha potuto individuare una somiglianza smaccata tra i canini inferiori del nuovo esemplare e quelli degli ominidi finora ritrovati, confermando così l’ipotesi che si tratti di uno dei primi individui di quella linea evolutiva.

In più, “la scoperta solleva nuovi interrogativi sullo status di ominide dell’Orrorin tugenensis, recentemente ritrovato e descritto in Kenya e datato a circa 6 milioni di anni fa”, va avanti il ricercatore americano. Descritto come “l’uomo del millennio”, il fossile scoperto meno di un anno fa si era candidato a primo esemplare dopo la divisione della linea genealogica. Ora gli studi di Selassie sembrano confermare quell’intuizione: gli ominidi, la famiglia zoologica che include tutte le specie della linea evolutiva che porta alla comparsa degli Homo, nascono in Africa più di cinque milioni di anni fa. Se davvero sia l’Orrorin o l’ominide di Selassie il progenitore più antico solo ulteriori studi riusciranno a scoprirlo. Quello che è certo – secondo il ricercatore – è che mentre il fossile kenyota potrebbe essere un avo comune alle due linee evolutive, il primo ominide oppure il primo scimpanzé, o ancora una grande scimmia poi estinta, i fossili da lui ritrovati appartengono sicuramente a un esemplare di ominide. Per questo ne ha dichiarato l’appartenenza agli Ardipithecus ramidus, la prima famiglia per cui le prove di separazione dalla linea evolutiva degli scimpanzé sembrano essere schiaccianti.

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