La scienza naturale al museo

M.T. Ghiselin e Alan E. Leviton
Cultures and Institutions of Natural History
Essays in the history and Philosophy of Science
California Academy of Sciences, 2000
pp.365, $40.00

Da sempre la storia naturale è stata scienza da museo: la sua nascita può essere fatta coincidere con il trasformarsi delle wunderkammer (le camere delle meraviglie dove venivano esposti reperti di ogni genere) seicentesche in collezioni naturalistiche la cui funzione non era solamente estetica ma anche conoscitiva. Un passaggio che segna la nascita, almeno in Europa, di un pubblico che non si accontenta più di leggere sui libri le descrizioni date da Aristotele, ma vuole vedere con i propri occhi, prima per diporto poi per studio, i prodotti di una natura che ogni giorno aumentano di numero. La storia delle istituzioni museali coincide quindi di fatto con la storia della disciplina. Ma se quest’ultima è largamente studiata, l’attenzione concessa ai musei è ancora carente. Solo i grandi istituti (il Muséum d’Histoire naturelle di Parigi, per esempio) hanno avuto l’onore di essere studiati come oggetto storico. Questo volume sembra quindi essere un ottimo inizio per raccogliere documenti sulla storia dei musei meno noti. Frutto di due meeting organizzati nelle rispettive sedi dal Museo Civico di Storia Naturale di Milano e dalla California Academy of Sciences, il volume raccoglie numerosi contributi da aree geografiche molto lontane tra loro, che riguardano soprattutto il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. È infatti in questo periodo che la costruzione di istituzioni per la storia naturale si è diffusa al di fuori dell’Europa, con lo sviluppo di strutture importanti quali la Smithsonian a Washington e la stessa California Academy of Sciences a San Francisco.

L’Europa è comunque ben rappresentata nelle pagine del volume: la Stazione zoologica di Napoli, il Museo dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, diverse accademie fondate all’interno dell’Impero Austriaco, sono oggetto di saggi ben scritti e di notevole interesse. Maggiore attenzione è comunque dedicata agli Stati Uniti, e ai suoi musei più importanti: la Smithsonian Institution, il Museum of Comparative Zoology di Harvard, l’American Museum of Natural History di New York, che sono oggi tra gli istituti guida in questo campo.La parte finale riguarda il XX secolo e in particolare il ruolo che i musei odierni sono chiamati a svolgere: da un lato una funzione scientifica, dall’altro quella di polo d’attrazione per un numero crescente di visitatori. In questo modo, si crea una “schizofrenia” (come definita dall’ex direttore del Museo di Storia Naturale di Milano, Giovanni Pinna) tra ricerca e esposizioni pubbliche. Tale difficoltà si ritorce spesso contro la funzione del museo come centro di trasmissione della cultura scientifica, troppe volte riducendolo all’equivalente di un luna park.

La lettura di questo volume, corredato tra l’altro di una notevole iconografia, è quindi un utile strumento per diverse categorie di pubblico. Per gli storici, perché rappresenta un contributo utilissimo, anche per i diversi approcci storiografici adottati nei singoli case studies. Per i curatori dei musei, perché suggerisce (anche con l’aiuto di esempi storici) le possibili linee di sviluppo delle istituzioni scientifiche che hanno a che fare con il pubblico. Infine, per il pubblico stesso dei musei, perché nelle visite possa apprezzare gli sforzi di chi vuole divulgare, non banalizzando, la scienza.

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