Fusione di staminali

L’uso di cellule staminali adulte per sviluppare nuove terapie di trapianto potrebbe essere compromesso. E non essere quindi più considerato un’alternativa valida all’utilizzo delle stesse cellule ma provenienti dall’embrione. Analizzando il comportamento di alcune cellule coltivate in laboratorio due gruppi di ricercatori dell’Università di Edimburgo e dell’Università della Florida di Gainesville hanno infatti scoperto alcune anomalie. Austin Smith e Naohiro Terada, coordinatori della ricerca apparsa sulle pagine di Nature, hanno fatto sviluppare delle cellule staminali adulte prelevate dal midollo osseo e dal cervello di un topo di laboratorio, che erano state precedentemente segnate con un marcatore fluorescente, insieme ad alcune cellule staminali embrionali. A una prima analisi è risultato che le staminali adulte erano regredite allo stato meno specializzato delle cellule a cui erano state affiancate. Dopo un esame dettagliato, invece, i ricercatori hanno scoperto che le nuove cellule ottenute contenevano il marcatore fluorescente delle cellule cerebrali e il Dna delle cellule staminali embrionali. In altre parole le cellule adulte si erano semplicemente fuse con quelle embrionali, dando vita a un terzo tipo di cellule con il doppio dei cromosomi. Se queste ultime fossero usate sugli uomini potrebbero avere effetti sconosciuti, avvertono i ricercatori, anche se gli esempi di fusione sono rari (uno ogni 10.000 – 100.000 cellule). (p.c.)

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