Come l’idrogeno nutre gli archeobatteri

Sottoterra vivono più batteri primitivi di quanti esseri viventi popolano la superficie terrestre. Che si nutrono e si riproducono grazie a enormi quantità di idrogeno. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Ames Research Center della Nasae pubblicato sull’ultimo numero di Astrobiology. La ricerca contraddice quanto finora si era sempre ritenuto, ovvero che l’idrogeno venisse rilasciato dall’acqua solo occasionalmente (ad esempio, durante la formazione di nuove crepe nella roccia) e svela invece l’esistenza di una reazione chimica che produce costantemente una quantità di gas in grado di nutrire intere colonie di batteri per milioni di anni. Le rocce presenti in uno strato profondo 20 chilometri al di sotto della crosta terrestre, un tempo erano caldissime o addirittura fuse. A quelle temperature, minerali quali il silicio ed altri metalli formano un denso pacchetto di atomi e ioni, che raffreddandosi si cristallizzano intrappolando molecole d’acqua. Quando questa struttura molecolare si spezza e la temperatura scende sotto i 400 gradi centigradi viene rilasciato l’idrogeno. “Man mano che i vari microrganismi utilizzano l’idrogeno rilasciato, le rocce intorno forniscono nuove quantità di gas, e queste scorte non si esauriscono mai”, spiega Friedmann Freund, che ha coordinato lo studio. Non solo, i ricercatori americani sostengono che l’idrogeno racchiuso nelle rocce sotterranee che oggi nutre questi microrganismi, in futuro potrebbe rappresentare una fonte di energia per gli esseri umani. (e.g.)

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