Ecco la colonscopia virtuale

Che la colonoscopia ottica possa salvare numerose vite è un fatto risaputo. Quest’esame medico ha lo scopo di esaminare il colon alla ricerca di polipi precursori del cancro, ed è raccomandato a tutte le persone al di sopra dei 50 anni di età: se diagnosticato in tempo infatti, dal tumore del colon si può guarire completamente. Eppure soltanto il 15 per cento di quanti dovrebbero si sottopone a questo test, da tutti temuto perché costoso, imbarazzante e soprattutto rischioso. La soluzione al problema arriva ora dagli Stati Uniti: si tratta della colonoscopia virtuale, così chiamata perché eseguita quasi interamente al computer. Anziché inserire una sonda nell’intestino del paziente, infatti, i medici esaminano una ricostruzione tridimensionale del colon dell’individuo: il modello virtuale viene assemblato da un software a partire dai dati raccolti attraverso una scansione tomografica ad altissima risoluzione dell’addome del paziente.

L’esame avviene in appena 15 minuti e consiste in due tomografie computerizzate dell’addome del paziente ad altissima risoluzione. Quindi le circa 350-450 sezioni assiali spesse un millimetro vengono inserite nel computer che le elabora in modo da poter “isolare” il bordo del colon dagli organi esterni e ripulirlo da ogni residuo. Sulla base dei dati acquisiti e della pulizia dell’immagine il software costruisce il modello tridimensionale del colon, tanto preciso da evidenziare l’eventuale presenza di polipi fino a 3 millimetri di diametro. Il sistema è stato installato già in una dozzina di ospedali statunitensi ed ha già scansionato più di duemila pazienti con ottimi risultati: la percentuale di risultati inesatti rimane infatti relativamente bassa – tra il 7 e il 10 per cento – paragonabile a quella registrata con il test ottico.

Il sistema, inventato da Arie Kaufman, della State University of New York di Stony Brook, è dotato di strumenti tali da permettere al medico di “navigare” il modello proprio come si farebbe in un videogioco. Qualora un polipo venga individuato, l’esaminatore può fermarsi, ingrandire e addirittura eseguire una “biopsia virtuale” per esaminare i tessuti interni del polipo. “L’unico svantaggio che quella virtuale ha su la colonoscopia ottica è che se un polipo viene individuato non può essere rimosso sul momento, come invece avviene col sistema tradizionale”, spiega Kaufman. “I vantaggi però sono innumerevoli, primo fra tutti il fatto che i soggetti possono sottoporsi al nostro esame con estrema facilità e senza nessun inconveniente. Il nostro obiettivo è quello di rendere il test disponibile e pratico per tutti”.

Durante la colonoscopia tradizionale una fibra ottica viene fatta scorrere lungo il colon del paziente precedentemente anestetizzato. Non solo: affinché i polipi possano essere individuati, il colon deve essere precedentemente liberato da ogni residuo. Per questo il soggetto non può ingerire cibi solidi nelle 48 ore che precedono il test, ma deve invece bere molti fluidi e assumere lassativi. “Per molti questo significa tre giorni da incubo”, continua Kaufman, “contando il fatto che ci vuole qualche ora prima che il paziente riprenda l’uso delle gambe in seguito all’anestesia. Per il nostro test invece, il paziente deve solo limitarsi a cibi semi-solidi nelle 24 ore che precedono l’esame”. Sono permessi yogurt, riso e frullati di frutta, insieme ai quali si deve assumere un “tracciante”, ovvero una sostanza insapore a base di solfato di bario che aiuterà il software a distinguere i bordi del colon dai residui fluidi e dagli organi esterni.

La colonscopia virtuale, a differenza di quella ottica, è in grado di scansionare l’intera superficie del colon. “C’è un 10 per cento della superficie del colon che non è raggiungibile dalla fibra ottica”, spiega Kaufman. “Inoltre la fibra, per quanto flessibile, non riesce a “vedere” dietro a tutte le piccole pieghe. La colonoscopia tradizionale pone poi dei rischi non trascurabili: circa un paziente ogni mille subisce una perforazione del colon in seguito all’esame, e deve essere operato d’urgenza. In un caso su cinquemila questa condizione può essere letale. Rischi che l’esame virtuale non comporta”.

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