Atlante storico della medicina

Alessandra Parodi
Storie della medicina
Edizioni di Comunità, 2002
pp.309, euro 22,00

Un volume particolare, sin dal titolo al plurale: “Storie della Medicina”. Scelta precisa e probabilmente ormai indispensabile nel mettere insieme storia e filosofia della medicina. La medicina è una, ma al suo interno possiamo distinguere discipline sempre più specializzate. Raccontarne dunque l’evoluzione mette l’autore di fronte a una scelta: tagliare sincronicamente, e creare arbitrariamente delle periodizzazioni, facendo ogni volta una fotografia di un’epoca, oppure scegliere la diacronia, e quindi enucleare temi cruciali e accompagnarne lo sviluppo. Alessandra Parodi sceglie la seconda strada, decisamente meno battuta. Lo scopo d’altra parte non è quello semplicemente manualistico di fare da supporto cronologico, ma piuttosto di offrire un atlante storico del presente. L’autrice riesce quindi a fornire uno strumento per comprendere come nella nostra società convivano modelli di spiegazione che hanno storie completamente diverse. Anche nel linguaggio quotidiano utilizziamo metafore e analogie significative: “il virus ha attaccato l’organismo e l’organismo si è difeso”, “mi è venuta l’influenza”. Sono locuzioni che ora sono in gran parte solamente esplicative, ma che nel passato (più o meno recente) hanno avuto anche un ruolo importante nel guidare la pratica medica. Sono infatti “fossili epistemologici”, reliquie di modelli al cui interno il virus è un nemico cui fare la guerra, o quella complessa sintomatologia che va sotto il nome di influenza era spiegata, e curata, in un quadro di forze invisibili che appunto influenzavano la salute umana. O ancora, la malaria deve il nome alla credenza in una causa “miasmatica”, un’aria cattiva nociva all’organismo. Non è dunque un caso che i capitoli fondamentali del volume richiamino tutti a “modelli”: ippocratico, empirico, epidemiologico, meccanicistico, batteriologico, epidemiologico, genetico. Per ognuno di questi l’autrice ne rintraccia le origini e le fortune successive, documentando storicamente ogni passaggio di dottrine e pratiche mediche.Altro motivo di interesse di questo volume è la costante attenzione all’interazione tra la medicina e la società che intende curare. Non solo per sottolineare la progressiva spersonalizzazione del rapporto medico-paziente, un tempo placebo psicologico e antidoto all’eccessiva medicalizzazione. Ma anche per le ricadute sociali, positive ma anche negative, che hanno avuto le diverse concezioni della medicina: non solo la meritoria medicina del lavoro (nata nel Settecento dall’opera di Ramazzini), ma anche la spaventosa eugenetica nazista, fondata su un modello di tipo “medicale”, chiamata infatti “igiene della razza”. Innovativa è anche l’impostazione “tipografica” del volume. Sparsi nei vari capitoli vi sono dei box separati dal testo che richiamano argomenti sottesi nel testo, o approfondimenti su temi importanti. Una sorta di “ipertesto” che diversifica il volume, e permette all’autrice di aprire finestre su questioni particolari e di attualità (per esempio, la nascita di Medici Senza Frontiere, o l’effetto placebo) senza per questo spezzare la narrazione storica vera e proprio.L’unico dubbio che rimane è sull’effettivo pubblico cui destinare questo volume. La sua particolare impostazione diacronica, pur rendendolo innovativo, necessita di un’integrazione strettamente storiografica che renda possibile un’immediata ricostruzione di un dato periodo: l’eventuale addizione di tavole cronologiche potrebbe davvero renderlo più fruibile. Il volume rimane comunque un tentativo riuscitissimo di coniugare storia ed epistemologia della medicina, che dimostra quanto fertile possa risultare il loro incrocio per cogliere i problemi del presente.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here