Caffè a piccoli sorsi

Poco e spesso. Questo il modo migliore di bere il caffè per beneficiare degli effetti della caffeina, tra cui aumento della capacità di vigilanza e del livello di attenzione, senza che il riposo notturno subisca conseguenze. Lo suggeriscono, sulla rivista Sleep, ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago e dell’Harvard Medical School di Boston. Nell’essere umano, il ciclo sonno-veglia è governato da due processi fisiologici. Il sistema circadiano che promuove la ritmicità ciclica del sonno, e il sistema omeostatico che spinge al sonno con un effetto ad accumulo, cioè con tanta più insistenza quanto più a lungo si sta svegli. Secondo i ricercatori, la caffeina contrasta quest’ultimo sistema e dovrebbe quindi risultare più efficace se assunta in parallelo all’aumento della spinta omeostatica a dormire, che è maggiore nella seconda metà della giornata. Proprio il contrario dell’abitudine tipica in particolare negli Stati Uniti, che è quella di bere molte caffè solo al mattino. L’ipotesi è stata testata su un gruppo di individui, costretti a vivere giornate di 43 ore con una veglia di circa 29 ore. Alcuni ricevevano una pillola di caffeina a basso dosaggio a ogni ora successiva al risveglio, altri solo un placebo. Chi aveva preso la caffeina dava risultati migliori in test cognitivi, e si addormentava accidentalmente più di rado; ma si dichiarava comunque riposato, a dimostrazione che la caffeina non alterava la qualità del riposo notturno. (va.m.)

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