Un girovita da Mac

Obesi per colpa di Mc Donald’s? A puntare l’indice contro Big Mac, cheesburger e patatine fritte è il divertente documentario di Morgan Spurlock, Super Size Me, premiato al Sundance Film Festival 2004, che accusa il gigante dei fast-food di essere uno dei principali responsabili dell’obesità a stelle e strisce. Per dimostrarlo il regista presta coraggiosamente il suo corpo a un azzardato esperimento: nutrirsi per trenta giorni consecutivi solo ed esclusivamente con cibo Mc Donald’s, a colazione, pranzo e cena. I risultati? Devastanti. L’aumento di peso è pari a quasi un chilo al giorno per i primi trenta pasti (10 giorni), il fegato è fortemente provato dal tour de force alimentare, colesterolo e glicemia sono in ascesa libera, e le malattie cardocircolatorie in agguato.Sfidando le previsioni allarmate dei medici, consultati all’inizio dell’avventura, e la resistenza di una fidanzata vegetariana, un po’ delusa dalle prestazioni sessuali del suo compagno nell’arco della “Mac dieta”, per un mese Spurlock si è ingozzato di Fillet o’fish, McNugget’s, Coca Cola e di tutte le pietanze proposte dai vari “golden arches” (gli archi gialli del logo) incontrati in più di 25.000 miglia di viaggio, imponendosi un’unica limitazione: nessuna maxi-porzione a meno che non venga offerta. E la proposta puntualmente arriva: super size? chiedono dall’altra parte del bancone. Così Spurlock si ritrova in mano bicchieri da due litri di bevande gassate e zuccherate, che a stento entrano negli appositi porta bibite della sua automobile, forse non proprio di ultima generazione. Già, perché le scelte di McDonald’s non incidono solo sull’agricoltura e l’allevamento degli Stati Uniti, settori che subiscono sostanziali modifiche ad ogni lancio di un nuovo panino. A dover fare i conti con i Big Mac è anche il mercato automobilistico, costretto ad adeguare i comfort degli interni alle dimensioni dei contenitori dei fast-food, diventati negli anni veri e propri scatoloni da imballaggio. E’ uno degli aspetti più inquietanti del documentario, che mostra i diametri dei bicchieroni e del girovita degli americani uniti dallo stesso drammatico destino: una dilatazione irreversibile. A pagare le conseguenze di questo esagerato apporto calorico sono innanzitutto i bambini, gli ingenui sostenitori di Ronald Mc Donald, il personaggio più popolare nelle scuole elementari d’America. Più noto di George Washington e di Gesù Cristo, confuso perfino con George W. Bush, Ronald è il clown che invita tutti i piccini negli accoglienti ristoranti della catena, dove ci sono scivoli e piscine con le palline, dove servono gustosissimi happy meal con sorprese da collezione, dove si possono organizzare meravigliose feste di compleanno. E allora, dove è il problema? Eccolo: che in America per mangiare “alla Mc Donald’s” non è necessario varcare le porte di un fast-food. Le mense scolastiche offrono tutti i giorni un validissimo surrogato. E qui il testimone delle responsabilità passa alle istituzioni e ai governi federali. Tutto denunciato nell’ironico lungometraggio. Insomma Spurlock, trigliceridi alla mano, è riuscito a dimostrare un più che ragionevole sospetto: abboffarsi da Mc Donald’s fa male. E parecchio. La prova c’è ed è evidente, ma non potrà mai essere usata in tribunale. Una legge del Congresso ha di fatto vietato alle persone in sovrappeso di citare in giudizio le grandi industrie alimentari.

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