I confini di Babele

Andrea Moro I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue impossibili Longanesi, 2006 pp. 308, euro 16,60 Gli ultimi cinquant’anni di ricerca nel campo della linguistica sono stati in gran parte dedicati a sviluppare due proposte di Chomsky: che la facoltà del linguaggio sia innata (e quindi che le lingue siano apprese più che insegnate), e che tutte le lingue naturali abbiano una struttura profonda, una grammatica universale. Studiando la grammatica universale e le sue regole di trasformazione si potrà determinare l’ambito di variazione delle lingue “grammaticalmente possibili”, mentre lo studio dell’apprendimento (nei primi anni di vita, durante i quali viene acquisita la lingua nativa) potrà farci conoscere l’estensione delle conoscenze innate, e quindi l’ambito di variazione delle lingue apprendibili. L’auspicio è che i due campi di ricerca finiscano per individuare insiemi di grammatiche, possibili e apprendibili, in gran parte coincidenti.I confini di Babele è un’esplorazione dello stato attuale di queste linee di ricerca, alla convergenza tra linguistica formale e neuroscienze. Andrea Moro, professore ordinario di linguistica generale all’Università “Vita-Salute” San Raffaele di Milano, sviluppa l’argomentazione attorno al tema delle “lingue impossibili”, da intendersi nel senso molto impegnativo di lingue biologicamente impossibili. Il primo capitolo offre un’ampia sintesi dei concetti e dei problemi fondamentali della linguistica e costituisce un’ottima introduzione alla materia, accessibile anche al lettore che non disponga di conoscenze pregresse. Il secondo capitolo descrive, dando giusto risalto alla discussione della fase di progettazione, gli esperimenti di neuroimmagine condotti da un team che comprendeva l’autore. In uno di questi esperimenti veniva misurata l’attività delle aree del cervello che sappiamo essere coinvolte nell’elaborazione del linguaggio, mentre ai soggetti venivano insegnate le regole della grammatica di una lingua a loro sconosciuta. Alcune di queste regole erano reali, altre (grammaticalmente) “impossibili” – per esempio, “la negazione di una frase affermativa si costruisce inserendo ‘no’ come quarta parola della frase”. L’attività dei “centri del linguaggio” osservata nei due casi (utilizzando la risonanza magnetica funzionale) si è rivelata diversa, fornendo quindi una prima conferma sperimentale all’idea di vincoli biologici sulle grammatiche possibili.Il terzo capitolo è, per ammissione dell’autore, più “speculativo”, ma è un naturale complemento agli altri due. Il problema è che i linguisti hanno individuato strutture grammaticali che, in base a regole universali, sarebbero anche “possibili”, ma non si incontrano in alcuna lingua parlata. Moro attacca il problema dal punto di vista di un altro vincolo biologico, e cioè che qualsiasi frase si esprime attraverso suoni (o simboli) disposti in una successione lineare, anche se la sua struttura profonda è gerarchica. L’ipotesi è che questo vincolo condizioni il modo in cui la struttura profonda può essere “appiattita” e trasformata in una sequenza lineare.Come ogni libro di scienza, anche questo richiede al lettore un certo impegno, reso più agevole dai numerosi esempi e dallo stile scorrevole. Va infine segnalata la presenza di un’ampia bibliografia di cui fanno parte numerosi titoli in italiano.

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