Quel male che non passa

Quasi 10 milioni di italiani negli ultimi sei mesi hanno sofferto per qualche forma di dolore. Tra questi, due milioni sono attanagliati da quello neuropatico, causato da un danno o da una disfunzione del tessuto nervoso, che si riscontra in malattie come il diabete o la sclerosi multipla ma anche nelle lombosciatalgie, nelle ernie al disco o dopo interventi, incidenti o traumi spinali. Sono i dati emersi dalla ricerca “Il dolore cronico nella popolazione italiana” condotta su 15 mila individui da Gfk-Eurisko per conto dell’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd) e presentata oggi nel corso del Congresso nazionale Aisd ad Assisi. L’indagine traccia il quadro di una malattia ancora poco riconosciuta ma dall’impatto altissimo.

Nonostante sia considerato più un sintomo che una patologia, il dolore cronico compromette la qualità della vita: un individuo su tre si è assentato dal lavoro per più di otto giorni nell’ultimo anno a causa del dolore e ben il 65 per cento degli intervistati denuncia un dolore di grado moderato-severo che dura tutta la giornata e che si manifesta sotto forma di bruciore localizzato (64 per cento), fitte (53 per cento), sensazione di formicolio (45 per cento), perdita di sensibilità in alcune parti del corpo (32 per cento).

Eppure prima che i malati di dolore si rechino dal medico di famiglia passano circa tre mesi e solo nel 31 per cento dei casi ci si rivolge a uno specialista. Non sempre con ottimi risultati. Ben pochi medici, secondo la ricerca, conducono visite algologiche approfondite e molti indicano terapie farmacologiche non appropriate, costringendo il paziente a richiedere più pareri prima di trovare una soluzione. A ciò si aggiunge anche la difficoltà di accesso ai farmaci. “L’ultimo provvedimento in materia dell’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) ha limitato l’accesso ad alcuni farmaci indicati per l’efficace trattamento del dolore cronico neuropatico, rimborsando i farmaci solo per un ristretto numero di manifestazioni di dolore e creando una discriminazione tra pazienti che soffrono dello stesso male”, ha spiegato Diego Beltrutti, presidente della Lega italiana contro il dolore (Licd).

Per far si che l’Italia non resti il fanalino di coda europeo nel trattamento del dolore gli esperti riuniti per il Congresso auspicano una maggiore preparazione della classe medica sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche, l’inserimento del trattamento del dolore nei livelli essenziali di assistenza (Lea) e la realizzazione di strutture dedicate alla medicina del dolore per ridurre l’impatto di questa patologia. (r.p)

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