I mille volti dell’eredità

AA.VV.
Heredity Produced. At the Crossroads of Biology, Politics and Culture, 1500-1870
MIT Press 2007, pp.496, euro 38,27

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Eredità è una parola densa di significati. Se ne parla in diversi ambiti, con diverse sfumature. Da quella biologica di un individuo fino a quella culturale di un paese, eredità è il concetto chiave che mette in relazione passato, presente e futuro, che ha a che fare con la storia e l’evoluzione e che rappresenta il contesto in cui si ha lo sviluppo di un individuo o di una popolazione. “Eredità” può quindi essere definito uno “spazio epistemico”, cioè “una vasta configurazione di tecnologie e istituzioni connesse da un sistema di scambio”: un ambiente molto variegato dove vengono prodotti saperi che si contaminano a vicenda, e che non si può dunque ricondurre a un singolo oggetto.

Esplorare questo campo epistemico è lo scopo di un lungo programma di ricerca intrapreso nel Max-Planck-Institute di Storia della Scienza di Berlino, mirando a costruire una “storia culturale dell’eredità” che quindi travalichi i limiti di altre opere che all’eredità hanno guardato solamente in termini di progresso verso la genetica molecolare contemporanea, trascurando così influenze provenienti da campi non strettamente scientifici che hanno tuttavia avuto importanza nello sviluppo del concetto di eredità.

Questo volume è il primo prodotto dal progetto di ricerca, diretto da Hans-Jorg Rheinberger, e copre un arco temporale estremamente importante. Tra il XVI secolo e la fine dell’Ottocento infatti si definiscono le grandi linee di sviluppo della scienza contemporanea, soprattutto delimitando i criteri di scientificità rimasti validi almeno fino alla seconda metà del Novecento, nonché mettendo le basi per lo sviluppo della società industriale contemporanea. Dal punto di vista dell’eredità, si passa da ciò che era solo generazione a ciò che è invece riproduzione: un passaggio faticoso dal punto di vista concettuale perché identifica nuovi modelli per definire la continuità che vediamo tra gli organismi. Si modificano anche gli istituti giuridici legati all’eredità e alle genealogie, a testimonianza di nuovi criteri di classificazione e di organizzazione sociale: questioni che riguardano non solo i membri di una stessa famiglia, ma che vanno anche a toccare la questione del “colore” ereditario (si pensi, per esempio, ai meticci). Il punto di svolta cui si arriva nell’Ottocento, dal punto di vista delle scienze della vita è la nuova teoria darwiniana dell’evoluzione, che allarga enormemente l’arco temporale cui l’eredità si può riferire e che tuttavia si trova di fronte a un problema a lungo irrisolto, e che solo nel XX secolo troverà soluzione: la base materiale dell’eredità.

Questo percorso storico viene affrontato prendendo spunto da campi estremamente diversi: dalle sentenze di processi alle pratiche di allevamento, dalla psichiatria fino alla botanica e alla teoria letteraria. In quest’ultimo ambito, per esempio, l’eredità nell’Ottocento viene messa in discussione in riferimento ai diversi generi poetici che formano la tradizione letteraria, nonché la loro possibile trasformazione.

I 19 saggi pubblicati in questo volume non sono tutti di facile lettura, né di uguale interesse: riflettono sicuramente la diversità che si può rintracciare nello spazio epistemico che va sotto il nome di eredità, e rispecchiano la volontà dei curatori di tenere insieme in una struttura coerente ambiti distanti. Un tentativo riuscito, storiograficamente valido, raccolto in un libro di estremo interesse per il lettore interessato all’evoluzione del pensiero occidentale nella sua totalità.

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