La ricerca dimezzata

Il progetto di ricerca europeo Icea (Integrating Cognition, Emotion and Autonomy) – budget di 630.000 euro in quattro anni, finanziato dal VI Programma quadro – è stato vinto ed è gestito completamente da personale precario, ricercatori che vanno avanti con assegni di ricerca, borse di studio e contratti a progetto. Responsabile è Gianluca Baldassarre (64 pubblicazioni e 378 citazioni) dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr di Roma, che ha presentato e ottenuto finanziamenti anche per un secondo progetto, IM-CLeVeR (Intrinsically Motivated Cumulative Learning Versatile Robots), di cui sarà coordinatore. Di nuovo: gestito interamente da precari, porterà al Cnr 1.580.000 euro. Gianluca Baldassarre è uno “stabilizzando”, cioè uno di quelli in attesa di un contratto a tempo indeterminato. E quindi uno di quelli che, se il provvedimento annunciato dal ministro Renato Brunetta in materia di stabilizzazione nel pubblico impiego non verrà modificato, a giugno prossimo rischia di essere messo alla porta.

La presidenza dell’Istc è simbolicamente occupata dal 2 ottobre scorso. I 56 precari dell’istituto (su un totale di 92 ricercatori) contestano la legge 133/08 (ex decreto legge 112/08, in particolare si fa riferimento all’articolo 49 comma 3) e l’emendamento 37bis al disegno di legge 1441-quater (Disposizioni in materia di stabilizzazione, approvato il 15 ottobre alla Camera) che bloccano l’iter di assunzione di chi ha un contratto a tempo determinato (9 dei 56 precari dell’Istc) e non consentono al personale con contratto a termine di lavorare per più di tre anni nello stesso istituto. Tutti questi ricercatori, quindi, nel giro di pochi mesi, si troveranno senza un lavoro. E l’Istc rischia di rimanere con meno del 40 per cento del personale attuale.

Calcolare il valore del lavoro dei precari in un ente come l’Istc non è semplice. Ma basta guardare a due cifre per capire cosa si perderebbe se questo personale non potesse più lavorare: per l’anno 2007 i finanziamenti esterni per progetti presentati da precari sono stati di circa 1,9 milioni di euro, contro i circa 3 milioni di euro di fondi pubblici, di cui buona parte spesi in affitto dello stabile e in cartolarizzazioni: “La perdita dei finanziamenti esterni, che di fatto sono legati a progetti che si reggono sul lavoro dei precari (circa il 90 per cento delle domande di finanziamento ai progetti vengono redatte da chi ha contratti a termine, che diviene leader del gruppo di ricerca in caso di approvazione, ndr.), è una delle conseguenze suicide delle manovre che noi contestiamo”, spiegano i ricercatori a Galileo.

“Le regole per le assunzioni nelle amministrazioni pubbliche non funzionano per gli enti di ricerca”, sottolinea Fabio Paglieri (dottorato, borsa di studio, assegno di ricerca, contratto a tempo determinato, tutti vinti con concorso, con all’attivo tutte pubblicazioni con peer review), tra i porta voce della contestazione: “L’assegno, per esempio, è un tipo di contratto flessibile tipico solo degli enti di ricerca e delle università, ma viene assimilato, nell’interpretazione giuridica, ai Co.co.co e non a quelli a contratto determinato. L’emendamento al decreto 1441 non li considera neanche. Così i nostri 22 ricercatori con assegno di ricerca vengono esclusi automaticamente: per loro non sarà possibile né rinnovare il contratto né essere assunti”.

La storia dell’Istc è molto simile a quella dell’Istituto Materiali per l’Elettronica e il Magnetismo, organizzati in un comitato, e a quella dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per fare altri due esempi tra i molti. L’Istituto Nazionale di fisica nucleare ha redatto un comunicato stampa per denunciare la situazione dei suoi 600 ricercatori a termine su 1800 e, a Pisa, il rettore dell’Università Marco Pasquali non inaugurerà l’anno accademico, chiedendo agli altri atenei italiani di fare altrettanto.

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