Embrionali addio

Mentre negli Usa comincia l’era Obama, che apre ai fondi pubblici per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’Italia entra nell’era Bush: il nuovo Bando per la ricerca sulle cellule staminali – otto milioni di euro – lascia fuori esplicitamente quelle embrionali umane. Una discriminazione senza alcun fondamento scientifico, che taglia le gambe alla ricerca di base in questo campo. In un momento in cui, per di più, i migliori laboratori del mondo vi stanno investendo.

“La ricerca sulle cellule embrionali è consentita nel nostro paese. Non esiste alcun divieto di legge, tanto che viene ormai fatta in una quindicina di laboratori”, spiega Elena Cattaneo, Direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali di Milano, intervenuta oggi alla conferenza stampa organizzata da Radicali e Associazione Luca Coscioni, “quindi non si capisce perché non debba essere inclusa in un bando per fondi pubblici”. La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, infatti, sebbene proibisca l’uso degli embrioni sovrannumerari, non vieta la ricerca sulle linee cellulari estratte prima della sua entrata in vigore, o su quelle provenienti da altri paesi.

Cosa comporta per i laboratori italiani questa esclusione? Si potrà continuare a fare ricerca sulle embrionali, ma si dovrà sperare in fondi europei o privati, o magari anche in altri fondi pubblici, ma non si potrà accedere a questo finanziamento specifico per le staminali. “Si tratta di una contraddizione, e l’esclusione è assolutamente illegale” spiega Marco Cappato, eurodeputato e segretario della Associazione Luca Coscioni, “tanto che le stesse Regioni, le università o gli istituti di ricerca potrebbero fare ricorso al Tar. Ormai, però, ci si dovrà muovere sul piano giuridico, perché il bando è passato alla Conferenza Stato-Regioni il 26 febbraio scorso”.

Negli Usa, dove gli studi sulle embrionali hanno comunque ricevuto finanziamenti ingenti dai singoli Stati e dove esistono fondazioni private in grado di contribuire in modo sostanzioso alla ricerca di base, i laboratori sono potuti andare avanti. Ma in Italia il provvedimento colpisce duramente la ricerca di base, soprattutto le iniziative neonate, che per partecipare ai bandi europei devono prima produrre dati validi. “Il primo strumento che il governo ha per fermare la ricerca in questo campo è bloccare i finanziamenti”, commenta Cattaneo, “in questo modo scoraggia un filone a vantaggio di un altro, per di più su basi puramente ideologiche e politiche. Salvo poi, però, beneficiare delle scoperte e dei dati, accessibili a tutti, che i ricercatori degli altri paesi pubblicano”.

Non a caso la frase del bando che esclude dai finanziamenti i progetti sulle cellule embrionali umane è un’aggiunta posticcia al documento finale prodotto da una commissione scientifica. “Nella scorsa primavera sono stato contattato dal sottosegretario Ferruccio Fazio per entrare in un gruppo di esperti con il compito di stilare una guida per il bando per la ricerca sulle cellule staminali”, racconta Giulio Cossu del San Raffaele di Milano, che continua: “Ho accettato a patto che non ci fossero esclusioni su base ideologica. Alla fine abbiamo prodotto un documento che, volutamente, evitava espliciti riferimenti alle embrionali. Il bando che poi ci siamo ritrovati riportava invece la frase «escluse le cellule staminali embrionali»”.

Lo stop finisce per riguardare anche la ricerca sulle staminali adulte riprogrammate per tornare embrionali (Inducted Pluripotent Stem Cell, Ips, indicate da Science come la scoperta più importante del 2008 nel campo della biologia), perché è impossibile lavorare con le Ips senza utilizzare anche le embrionali come riferimento. “La ricerca non si fa a compartimenti stagni”, conclude Cattaneo: “Si sta cercando di far passare il messaggio che delle embrionali non abbiamo bisogno perché le staminali adulte ci hanno già portato a terapie efficaci. Niente di più falso e pericoloso”. Sono infatti pochissime le malattie che oggi è possibile curare con le staminali. Lo studio su entrambi i tipi di cellule, sostiene la ricercatrice, serve per continuare a scoprire i meccanismi alla base delle malattie, non per smerciare cure.

La situazione italiana sarà denunciata domani, durante il secondo incontro del Congresso Mondiale per la Libertà della Ricerca  Scientifica che si terrà a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, dal 5 al 9 marzo (sarà possibile seguire gli interventi in streaming sul sito dei Radicali Italiani, dove è anche possibile scaricare gli interventi della conferenza di oggi).

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