Vetro, il riciclo imperfetto

Sono quasi 1.800.000 le tonnellate di vetro riciclato in Italia ogni anno dal Consorzio Recupero Vetro (Co.Re.Ve.), di cui 1.400.000 tonnellate sono di vetro da imballaggio, pari al 65 per cento del consumo. Lo rivela il rendiconto annuale del Consorzio, attraverso il quale passa, in un modo o nell’altro, tutto il vetro riciclato nel nostro paese. È stato così centrato e superato l’obiettivo di riciclo del 60 per cento fissato dalla legge del 2008 (Ddl 152/06 al 2008). Come funziona la raccolta e il riciclo e cosa manca per raggiungere l’obiettivo 100 per cento? Galileo ne ha parlato con Enzo Cavalli, presidente della Co.Re.Ve.

Dottor Cavalli, chi si occupa, nel nostro paese, della raccolta del vetro?

“Ad effettuare la raccolta differenziata  sono i Comuni, di cui 5.440 (oltre il 67 per cento del totale) hanno una convenzione con il nostro consorzio mentre gli altri ne hanno una con aziende private. Poiché però al consorzio partecipano tutte le imprese di imballaggi in vetro – a cui il materiale riciclato è destinato – tutto il vetro raccolto in Italia, anche quello prelevato dai privati, passa per le nostre mani. Ai comuni convenzionati il consorzio riconosce un corrispettivo in denaro che varia a seconda sia della quantità di materiale consegnato, sia della qualità”.

Cosa si intende per qualità del vetro?

“La qualità indica il livello di impurezze presenti. A volte si mettono nel raccoglitore anche pezzi di ceramica o porcellana, le lamapadine, i pirex, gli specchi e schermi dei televisori, e altri rifiuti che sembrano simili al vetro. Questi materiali vanno ad interferire con il vetro durante il processo termico, portando a un prodotto finale di scarsa qualità e dalle funzioni alterate. Quindi il materiale che arriva agli impianti deve essere prima selezionato e ripulito; questo comporta un rallentamento della produzione e un aumento notevole dei costi per chi effettua il riciclo. Altre differenze nella qualità sono dovute alla modalità con cui l’amministrazione organizza la raccolta”.

Cosa vuol dire? Ci sono metodi migliori o peggiori per fare la raccolta differenziata?

“Si, il vetro migliore arriva da una raccolta monomateriale e monocromatica. Ma spesso la raccolta è  effettuata attraverso cassonetti in cui si raccolgono oltre al vetro anche la plastica o l’alluminio. Quando i materiali vengono compressi per essere stoccati e trasportati, il vetro viene contaminato da diversi corpi estranei e diventa inutilizzabile, destinato automaticamente alla discarica. Basta un solo  milligrammo di ceramica per alterare le caratteristiche di 300 grammi di vetro. Il secondo problema è la raccolta non monocromatica: se il vetro di diversi colori viene raccolto insieme , durante la frantumazione si crea un rottame di vetro di vari colori che non può essere usato per fare vetro chiaro da imballaggio ma solo vetro colorato, per esempio quello delle bottiglie (verde e giallo). Quindi, se la raccolta non è monocromatica, le industrie di imballaggio devono importare il vetro da riciclare dai paesi che fanno la raccolta in maniera corretta. Se il materiale è ben raccolto, si possono realizzare nuovi prodotti identici per struttura e funzioni a quelli di partenza: è un processo che può andare avanti all’infinito”.

Anche tappi ed etichette rappresentano un problema?

“Direi che tappi ed etichette sono il problema minore. I tappi possono essere tolti molto facilmente durante il processo di selezione del materiale e le etichette si disintegrano automaticamente durante il trattamento termico quando si raggiungono i 1.200 gradi centrigradi”.

Quali sono i vantaggi del riciclo del vetro?

“Ci sono enormi benefici economici e ambientali. Oltre all’eliminazione dei costi dello smaltimento in discarica, infatti, ci sono notevoli risparmi in termini di energia e di materie prime. Il risparmio energetico è dato dal fatto che il vetro recuperato fonde a una temperatura inferiore rispetto a quella necessaria per ottenerlo la prima volta. Inoltre si eliminano i costi legati ai processi di realizzazione del vetro a partire dalla materia prima che comportano anche a una grande quantità di emissioni di CO2. Il risparmio complessivo nel 2008 è stato pari a più di due milioni di barili di petrolio ed è stato possibile evitare l’immissione in atmosfera di oltre 1.800.000 tonnellate di anidride carbonica, equivalenti alle emissioni di tutte le auto circolanti a Milano in un anno. Anche il risparmio di materie prime è stato notevole: un volume pari a quello del Colosseo”.

Che fine fa il vetro prodotto dagli impianti di riciclo?

“Lo sbocco principale è rappresentato dall’industria vetraria, basti pensare che tutte le bottiglie di vetro sul mercato contengono una parte di vetro di riciclo. Per ottenere questo risultato abbiamo praticamente costretto le aziende a modificare gli impianti e i processi di trattamento del materiale, e ormai le imprese, per continuare a lavorare, hanno bisogno di vetro di riciclo”.

Cosa manca ancora per arrivare al 100 per cento del recupero del materiale?

“Gli ostacoli sono rappresentati dalle modalità di raccolta polimateriale, che rende il vetro inutilizzabile. E va ricordato che ci sono aree in Italia in cui ancora non si fa neanche la raccolta differenziata”.

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