Galileo per bambini

Difficile immaginarsi un incipit più adatto a un pubblico di bambini: Arlecchino attraversa la platea lamentandosi del suo pesante fardello, il telescopio che Galileo Galilei deve montare all’osservatorio di Padova. Siamo nel 1609 all’alba delle rivoluzionarie scoperte che dimostrarono che Copernico aveva ragione, ossia “che la terra sembra ferma e pur si muove”. E Arlecchino si ritrova catapultato nelle stranezze del nuovo mondo: una luna bitorzoluta e grigia, tanto diversa dalla sfera di cristallo leggera e luminosa che aveva in mente (e che gli appare in sogno chiedendogli di non abbandonarla), quattro nuovi pianeti, ribattezzati da lui “medici” invece che “medicei”, che ruotano incessantemente intorno a Giove (come ballano intorno a lui quattro dottori nei panni dei satelliti appena scoperti), una Venere che cala e cresce come la Luna (insomma che ha “le fasi”, quelle che gonfiano e deprimono tutte le donne, compresa la Venere in carne e ossa sul palco), un Saturno che è pieno di anelli (e li sfoggia con eccitazione, sollevando qualche dubbio sulla  mascolinità del dio greco).

Passando con estrema disinvoltura da un genere all’altro (dal musical, alle gag linguistiche, alla narrazione fiabesca) “E pur si muove” è uno spettacolo riuscitissimo e vale la pena andarlo a vedere non solo per divertirsi e per apprezzare le scene e i costumi di Santuzza Calì e le suggestive immagini fornite dall’Osservatorio di Arcetri, ma anche per imparare un po’ di storia della scienza, con buona pace di tutti coloro che possono aver storto il naso sapendo che il re dei buffoni (al secolo Gennaro di Colandrea) divide la scena con il padre del metodo scientifico (impersonato da Gerardo Fiorenzano).

A costoro ci sentiamo invece di dire che, se questa “storia strampalata”, come la definisce in chiusura lo stesso Galileo, riesce a spiegare le grandi scoperte che rivoluzionarono l’astronomia 400 anni fa il merito è proprio di quel fedele “assistente di gabinetto” (e giù risate!) e delle sue ingenue osservazioni, frutto di una mente semplice che si è lasciata indottrinare senza opporre alcuna resistenza, ma che è altrettanto incline ad accettare le novità. E per questo Arlecchino è un po’ Sagredo, il personaggio del “Dialogo sopra i due Massimi Sistemi” più aperto al ragionamento, e un po’ Simplicio, interlocutore ottuso aggrappato alle convinzioni aristotelico-tolemaiche. Il suo ruolo quindi è di porre domande, costringendo Galileo a dare risposte e gli spettatori ad ascoltarle. Così un periodo cruciale della storia della scienza diventa familiare a molti bambini che escono dal teatro canticchiando “Questa è la scoperta, questa è la rivoluzione, che la terra sembra ferma, e pur… e pur si muove”.

In scena

E pur si muove – Quello che ha visto Galileo
scritto e diretto da Gigi Palla, con Cristina Capodicasa, Gennaro Di Colandrea,
 Gerardo Fiorenzano, Gigi Palla, Gabriella Praticò
scritto. Costumi di Santuzza Calì, 
musiche di Davide Caprelli, produzione Teatro Eliseo.
Teatro Eliseo, fino al 20 dicembre 2009
;
Piccolo Eliseo: 
dal 26 dicembre al 10 gennaio
 2010
Per informazioni: www.teatroeliseo.it

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