Canale “Educazione sessuale”

Niente sesso, siamo italiani. Non certo nel senso che l’argomento abbia smesso di interessarci: i giornali, i programmi televisivi, le trasmissioni radiofoniche e i messaggi pubblicitari ci dicono tutt’altro. L’erotismo spopola ovunque e si fa fatica a trovare zone franche persino nelle riviste per cinofili.  Non è certo di sguardi ammiccanti, pose sexy e doppi sensi che sentiamo la mancanza. Ma  piuttosto di una corretta e seria informazione che, abbandonando ipocriti pudori, affronti in modo rigoroso argomenti che tutti i media, ma soprattutto la televisione, considerano tabu: dalla contraccezione, alle malattie sessualmente trasmissibili, alle gravidanze indesiderate, alle patologie dell’apparato riproduttivo. Un silenzio che ha gravi conseguenze sul comportamento degli adolescenti del nostro paese, il 10 per cento dei quali, secondo la recente indagine internazionale TNS Healthcare, si affida al piccolo schermo per  saperne di più sulla sessualità.

Da qui nasce l’iniziativa della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) presentata ieri a Roma in occasione del convegno nazionale su “Adolescenti , sessualità e media” : organizzare corsi di formazione per i professionisti del video.  I medici potrebbero insegnare a presentatori e autori di programmi per ragazzi, giornalisti scientifici e sceneggiatori di fiction come evitare “la banalizzazione del sesso” e indicare invece la strada per una sessualità  “libera, informata e consapevole”. Dieci le regole che la Sigo, da cinque anni impegnata in campagne d’informazione attraverso il portale www.sceglitu.it, chiede a ogni programma televisivo di condividere. Tutte riassumibili nella strategia della prevenzione. Il “bravo presentatore” quando parla di sesso deve ricordarsi di chiarire che la contraccezione è una scelta da fare in due, deve informare sui rischi di gravidanze indesiderate e sulle malattie sessualmente trasmissibili, deve raccomandare la doppia barriera (pillola e preservativo) nei rapporti e spiegare l’uso corretto della pillola del giorno dopo, ribadire l’inefficacia del coito interrotto come contraccettivo, sensibilizzare ai controlli medici periodici per proteggere la salute dell’apparato riproduttivo.

“In un paese in cui le malattie sessualmente trasmesse colpiscono otto milioni di italiani, con serie ripercussioni sulla capacità riproduttiva della popolazione che ha raggiunto tassi di fecondità bassissimi, pari all’ 1.36 , è fondamentale fornire ai giovani informazioni valide” dice Giorgio Vittori presidente della Sigo.
Ma è veramente tutta colpa della televisione se in Italia il 37 per cento delle ragazze ammette di non avere usato precauzioni durante il primo rapporto sessuale, se 10.000 teenager all’anno diventano madri senza averlo scelto, se otto donne su cento non hanno mai usato alcun metodo anticoncezionale, se il 22 per cento dei ragazzi non utilizza il preservativo e la conoscenza della salute riproduttiva tra i quindicenni supera di poco la favola della cicogna?

Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano, non ha dubbi: “La potenza persuasiva dei media è stata accertata da vari studi scientifici. È stato dimostrato che l’enfatizzazione sullo schermo di un sesso eccitante e senza rischi porta a un anticipo dell’età dei primi rapporti e alla scelta del sesso non protetto. Altre ricerche hanno collegato alle finzioni sceniche troppo entusiasmanti  la delusione di molte adolescenti dopo le prime esperienze”.

Non è però tutto da buttare quello che viene dal piccolo schermo. Elisabetta Ruspini, docente di Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale presso l’Università di Milano Bicocca, giudica positivamente il programma Love Line su MTV che ha avuto il merito di spiegare la sessualità in modo chiaro e senza imbarazzi. Unica pecca: la prospettiva eterosessuale presentata come l’unica possibile.
Altro guaio della televisione infatti è quello di promuovere alcuni comportamenti e bocciarne inesorabilmente altri, creando stereotipi che si ripercuotono sulla società. “La sessualità è come l’acqua. Assume la forma del recipiente che la contiene. Non è cioè avulsa dal contesto storico e culturale che la plasma secondo alcuni paradigmi a volte molto rigidi” spiega Elisabetta Ruspini.

I media ci inducono a immaginare bambini angelici asessuati, adolescenti al contrario interessati solo a sedurre, adulti in cerca di una forma fisica perfetta e di performance record in camera da letto, anziani che non rinunciano ai piaceri dei sensi. Insomma un cliché per ogni età confezionato così bene che alla fine si fa di tutto per  somigliargli il più possibile. Anche a costo di rovinarsi la salute.

“Alle adolescenti di oggi viene chiesto: sorridi, ammicca e fai capire che sei disposta a tutto”, spiega Chiara Micheletti psicoterapeuta dell’Università Bocconi di Milano: “Questo messaggio rischia di rovinare l’equilibrio psico-fisico di molte ragazze che sono malate di consumismo anche per quanto riguarda i loro desideri, hanno fretta di crescere e usano il corpo come fosse un giocattolo. Il ‘modello velina’ – conclude la psicologa – ha ripercussioni sulla loro salute: anticipa l’età del menarca, induce a depressioni, a patologie legate all’alimentazione, solitudine, difficoltà di comunicazione”.

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